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La banalità del male e l’etica della disobbedienza

Raccontando da inviata del New Yorker il processo ad Eichmann, celebrato a Gerusalemme nel 1961, Hannah Arendt scriveva che “il guaio del caso Eichmann era che di uomini come lui ce n’erano tanti e che questi tanti non erano né perversi né sadici, bensì erano, e sono tuttora, terribilmente normali… questa normalità è più spaventosa di tutte le atrocità messe insieme, perché implica che questo nuovo tipo di criminale, realmente hostis generis humani, commette i suoi crimini in circostanze che quasi gli impediscono di accorgersi o di sentire che agisce male” (La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme, Feltrinelli, p. 282).

Ci sono circostanze nelle quali individui apparentemente normali perdono il senso della responsabilità dei propri atti e diventano criminali senza accorgersene o addirittura pensando di essere nel giusto. Non è capitato solo con il nazismo: la cecità collettiva si produce sempre nei sistemi totalitari, che traggono forza proprio dalla distorsione della percezione e dallo stravolgimento dei principi etici universali, in un clima di paura o di esaltazione, di conformismo e di obbedienza acritica all’autorità (politica, scientifica, religiosa).

D’altra parte, nei sistemi totalitari c’è sempre un’élite che domina su una massa disorientata, ipnotizzata e seviziata e ci sono sempre minoranze consapevoli che non cedono al delirio collettivo. Per neutralizzarle, il gruppo dominante, grazie al controllo dei mezzi di comunicazione di massa, dopo aver cercato di silenziarle con la censura, la denigrazione pubblica, la persecuzione giudiziaria o l’eliminazione fisica, le addita alla rabbia popolare come nemici del popolo, nel tentativo di saldare la volontà della massa a quella del potere e soprattutto di evitare che la gente si svegli dal sonno ipnotico e si rivolti contro chi la sta realmente danneggiando. Nessuno è più vigliacco di chi è al potere e distrugge la vita degli altri; nessuno è più bravo a mentire di chi ha una paura folle della verità. Ce ne sta dando un fulgido esempio Justin Trudeau, il bamboccio dei poteri mondialisti in Canada, scappato come un coniglio davanti all’assedio pacifico dei camionisti.

Non risulta pertanto inutile ricordare a chi si sente confuso che legge e giustizia non sono la stessa cosa, che l’etica e l’obbedienza fanno a pugni fra di loro, che la responsabilità è sempre personale e non ci si può fare scudo di nulla quando, in nome di una legge ingiusta e criminale, si danneggia un innocente. Dire poi che si sono eseguiti degli ordini è solo una patetica giustificazione. Agli ordini ingiusti si disobbedisce senza se e senza ma, qualunque sia l’autorità che li emetta. E alla coscienza non ci si può nascondere.

Quando si agisce, occorre essere etici, ovvero prendersi la responsabilità di agire senza danneggiare né se stessi né gli altri. Se si agisce in modo non etico, si fa del male soprattutto a se stessi, perché ci si degrada, e si genera un ritorno dannoso, che nella tradizione indù viene chiamato karma. Chi obbedisce, chi dà il consenso o non si oppone ad ordini criminali, al linciaggio dei dissidenti, alla discriminazione di parenti, amici, colleghi, conoscenti si prende su di sé la responsabilità etica degli atti dei persecutori e distrugge la sua parte spirituale. Non esistono circostanze in cui questi comportamenti siano ammissibili. “Diábolos” significa “colui che divide”. Dove c’è divisione, sguazzano i demoni.

Chi resta indifferente di fronte alla disperazione di persone private ingiustamente del lavoro perché sane e libere; chi chiude gli occhi di fronte al dolore e alla devastazione fisica, psichica e spirituale di bambini e ragazzi ad opera di misure sanitarie demenziali, di fronte alla segregazione e alla discriminazione di milioni di cittadini onesti che hanno pagato per i servizi loro negati, di fronte al fallimento economico di decine di migliaia di piccoli imprenditori, che sono l’ossatura economica di questo Paese, si rende complice di questo disastro e ne è moralmente responsabile tanto quanto il branco di guitti inverecondi e ridicoli travestiti da politici che stanno conducendo l’Italia nel baratro, sentendosi protetti dai bulli della mafia mondialista da cui sono pilotati.

Chi, da genitore, sacrifica i propri figli al Moloch sanitario per arrendevolezza e per sottrarsi alla responsabilità di fare da scudo alla loro integrità con un atto di disobbedienza civile; chi, da insegnante o dirigente, si rende complice del continuo abuso psicologico a loro danno, della discriminazione dei non vaccinati e di una coercizione violenta e crudele su tutti, è complice della tortura e si prende per intero la responsabilità delle conseguenze, aggravata dal fatto che dovrebbero essere i loro custodi. Le informazioni scientifiche e le notizie giornalistiche sui morti e sui danni da inoculazione fra bambini e ragazzi sono ormai abbondanti e spaventose e chiunque abbia contribuito a questo orrore con le azioni o con le omissioni ne è moralmente responsabile. Stiamo parlando di crimini gravissimi contro l’umanità. Non vorrei essere nei panni di chi ha ricattato le famiglie e seminato la discordia al loro interno quando l’evidenza delle conseguenze sarà innegabile.

Chi si è venduto al sistema per denaro, per opportunismo, per viltà o per cattiveria; chi si sente dalla parte dei giusti perché ha in mano il marchio verde della schiavitù e dell’obbedienza e guarda con disprezzo chi ne è privo; chi ha diffuso per due anni informazioni false e a senso unico alla TV e sui giornali; chi ha preferito un comodo silenzio – magistrati, uomini di spettacolo, intellettuali, scienziati, medici – ad una scomoda presa di posizione in favore della libertà e dei diritti è complice e moralmente responsabile della distruzione economica, sociale, morale e culturale del Paese. Si portano per intero sulla coscienza il dolore, la morte, la povertà di milioni di persone.

Come ha spiegato Vera Sharav, ebrea sopravvissuta all’Olocausto, ci sono molti parallelismi fra questa situazione e il nazismo. La storia non si ripete mai identica, ma si ripetono gli schemi di fondo e i meccanismi psicologici di base. In un video lucidissimo e tutto da ascoltare, Vera Sharav afferma: «L’Olocausto non sarebbe accaduto se le persone avessero alzato la loro voce e avessero rifiutato ciò che stava accadendo. Non è stata solo la presa di potere militare; è stata l’apatia della gente la causa dell’Olocausto». Le élites psicopatiche esistono da sempre, ma senza l’accordo delle masse ipnotizzate e addomesticate non possono realizzare i loro obiettivi. Perciò è sempre la banalità del male all’origine delle grandi tragedie dell’umanità.

Primo Levi ci ha ricordato che lo sterminio fu solo l’ultimo atto di un processo di persecuzione iniziato con la contrapposizione fra “noi” e “loro”, con i discorsi di odio e di intolleranza, con la discriminazione. Proprio come sta avvenendo oggi, sulla base di false accuse e di una sadica volontà di punire chi dissente. Ma una volta che i dissenzienti sono spariti, sparisce anche la libertà di dissentire e resta solo la schiavitù incondizionata. Scriveva Primo Levi: «Iniziò quando la gente smise di preoccuparsene, quando la gente divenne insensibile, obbediente e cieca, con la convinzione che tutto questo fosse “normale”».

Perciò non possiamo essere indifferenti. Al male, alla divisione, alla distruzione si deve opporre un fermo NO. Questo fa la Coscienza e non può fare nient’altro. La coscienza è ribelle all’ingiustizia e disobbedisce quando la si vuole rendere complice di atti criminali. Non può accettare l’esclusione arbitraria e perfida dei giovani dalle biblioteche, dall’università, dallo sport, dalla vita sociale. Non può tollerare la morte in solitudine di persone ricoverate in ospedale. Non può fingere di non vedere le tante persone che si sono “fidate della scienza” ed hanno pagato con la vita o con danni irreversibili da nessuna correlazione questa fiducia malriposta, pagandone pure le spese nel silenzio generale, quando non nell’irrisione sguaiata. Non può ignorare il dramma di tanti lavoratori capaci – insegnanti, medici, operatori sanitari e molti altri – condannati a morte per fame da farabutti che li hanno privati dei mezzi di sostentamento. Non può non allarmarsi quando vede studenti pacifici manganellati dalla polizia. Non può cedere ai ricatti, alle intimidazioni, alla diffamazione sistematica, al bullismo delle istituzioni asservite agli interessi di pochi e dei miserabili servi del regime che a Sanremo fanno satira sulle migliaia di danneggiati dai sieri inutili anziché sul potere che li inganna e poi li abbandona a se stessi. Non può piegarsi alla follia di norme senza senso, alle menzogne seriali del marketing farmaceutico, alla perversione di personaggi corrotti e senza scrupoli. Non può considerare normale il controllo asfissiante, l’abuso, la manipolazione sistematica, la prevalenza dell’arbitrio e della forza bruta sul diritto. Non può rinunciare all’empatia, all’amore, alla compassione, alla tolleranza, alla libertà, alla verità, alla bellezza.

Mentre noi ci occupiamo di idiozie senza importanza e delle nostre vite sconvolte e private del futuro, ci stanno rapinando tutto ciò che abbiamo di più prezioso, compresa la salute che ci illudiamo di difendere obbedendo ai loro ordini insensati e distruttivi. Svegliamoci! Stanno uccidendo l’Italia e gli Italiani. Ciascuno dal suo posto faccia la propria parte e agisca con giustizia. Non ci sono scuse, non ci potrà nascondere dietro un dito quando tutto sarà finito. Nessuna eccezione è giustificata. Parafrasando quanto scrivevano i ragazzi palermitani del movimento Addiopizzo, un intero popolo che cede al ricatto è un popolo senza dignità.

Articolo pubblicato su “Sovranità popolare”, n° 1, anno IV.

DAD per i non vaccinati?

Nuove regole per la DAD

Non è bastato affossare completamente l’economia italiana con sistematico furore e svenderla ai potentati sovranazionali, di cui ha parlato a sorpresa perfino Sergio Mattarella; sperperare montagne di denaro pubblico a favore di case farmaceutiche con contratti secretati per farmaci sperimentali; mentire a reti unificate per due anni, terrorizzando gli Italiani fino alla pazzia; emanare in modo compulsivo DPCM e decreti demenziali e illegittimi che usurpano la funzione legislativa del Parlamento per un’emergenza finita da tempo; cancellare diritti costituzionali inviolabili; interrompere la scuola, il gioco, lo sport, la vita sociale a milioni di bambini e ragazzi, con danni incalcolabili; ricattare i cittadini per costringerli ad iniettarsi senza la prevista prescrizione medica e senza alcuna informazione seria una sostanza inutile e così sicura da richiedere lo scudo penale per chi la somministra, lo scarico di responsabilità dello Stato sul suddito costretto, l’irresponsabilità delle ditte produttrici, la censura degli scienziati indipendenti e il silenzio sui dati spaventosi sugli effetti avversi; alimentare una costante campagna di odio, di sadica punizione, di ingiusta colpevolizzazione nei confronti di chi ha scelto di non piegarsi alla volontà arbitraria e maligna di un gruppo di potere che rappresenta molto meglio gli interessi di Big Pharma che quelli del popolo.

Non sono bastati i dati fasulli sui contagi e sui morti; i morti per incuria, lasciati aggravare con tachipirina e vigile attesa; le persone abbandonate a morire sole nelle RSA o in ospedale; la negazione delle cure ai cosiddetti No-vax; la perfida campagna pubblicitaria per spingere i genitori a inoculare senza motivo i propri figli, sempre sotto ricatto, e le donne in gravidanza; la ferocia dell’arbitraria sospensione dal lavoro e dallo stipendio che ha gettato nella disperazione milioni di persone; le strade deserte, i negozi vuoti, i fallimenti a catena, il turismo morto, come la cultura e la scuola.

Mentre gli altri Paesi europei e perfino Israele stanno facendo marcia indietro sulle misure coercitive pseudosanitarie e ad Ottawa i camionisti assediano il fantoccio Justin Trudeau, il governo telecomandato del Draghistan ha tirato fuori (anche se non ancora in G.U.) la sua ultima cervellotica trovata per seviziare i malvagi e odiatissimi No-vax: la didattica a distanza per gli studenti non vaccinati, già penalizzati dall’impossibilità di salire sui mezzi pubblici per andare a scuola, dall’insistenza intrusiva e giudicante degli insegnanti-kapò che spesso li trattano con malcelato disprezzo, dalla pressione mediatica asfissiante, dalla negazione dell’accesso agli impianti sportivi e ai locali pubblici, dagli adulti ipocondriaci che li guardano come appestati e li colpevolizzano continuamente. Questa non è solo sfacciata e vergognosa discriminazione; è vera e propria tortura psicologica.

La Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura Tortura psicologica all’articolo 1.1 definisce la tortura così:

Ai fini della presente Convenzione, il termine “tortura” designa qualsiasi atto mediante il quale un dolore o una sofferenza gravi, fisici o mentali, siano intenzionalmente inflitti a una persona al fine di ottenere da essa, o da una terza persona, informazioni o una confessione, punirlo per un atto che lui o un terzo ha commesso o è sospettato di aver commesso, o intimidire o costringere lui o un terzo, o per qualsiasi motivo basato su discriminazioni di qualsiasi tipo, quando tale dolore o sofferenza è inflitto da o su istigazione o con il consenso o l’acquiescenza di un pubblico ufficiale o altra persona che agisce in veste ufficiale. Non include dolore o sofferenza derivanti solo da, inerenti o accessorie a sanzioni legali.

Creare una discriminazione del tutto ingiustificata fra cittadini di serie A, che piegano la testa e obbediscono alle volizioni malsane del potere, e cittadini di serie B, che rivendicano la sacrosanta libertà di disporre del proprio corpo e di non cedere all’intimidazione e all’estorsione, e ai loro figli, per di più all’interno delle scuole, è un comportamento criminale e una palese violazione dei diritti umani fondamentali, nonché una plateale violazione dei più elementari diritti alla privacy sui propri dati sanitari.

Perfino il sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso ha rilevato la violenza di questa misura dispotica e crudele, affermando:

Si sancisce un’inaccettabile discriminazione tra studenti vaccinati e non vaccinati in merito ai protocolli su quarantene e didattica a distanza. La soluzione proposta dal Ministro Speranza rappresenta una grave mancanza di rispetto nei confronti della scuola, luogo per eccellenza di accoglienza e inclusione. Negare un diritto a qualcuno non rafforza di certo i diritti degli altri.

Il Garante dei diritti dei minori di Trento, in una lettera indirizzata alla Giunta e al Consiglio provinciale di Trento e all’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, con la quale prende nettamente posizione contro questo abuso inqualificabile a danno dei minori, scrive:

Rivolgo… alle SS.LL. il mio personale disappunto e la mia indignazione per quello che si può definire come un cervellotico e assurdo meccanismo di controllo sociale (il cosiddetto green pass, nelle sue molteplici declinazioni) introdotto dall’esecutivo centrale l’estate scorsa ed imposto sull’intero territorio nazionale (purtroppo con il generale sostegno delle autonomie locali), che comporta, in un continuo crescendo, gravi, violente ed ingiustificate limitazioni ai diritti fondamentali di tantissimi ragazzi e delle loro famiglie.

Il tutto viene scientemente alimentato da una perdurante e martellante narrazione mediatica, tesa ad indicare i bambini e i ragazzi quali diffusori di malattia, con conseguente loro colpevolizzazione e percezione di essere “sbagliati”.

Non sono i bambini e i ragazzi ad essere sbagliati, ma i criminali che stanno distruggendo loro la vita da due anni con il loro delirio di onnipotenza e di controllo. Ne parlammo, con la collega Giuditta Fagnani,  alla sala stampa della Camera dei Deputati a settembre 2020, nella totale indifferenza dei parlamentari, e in un libro pubblicato da “Il Leone Verde”, Emergenza scuola. I bisogni ignorati dei nostri figli nell’emergenza sanitaria. La letteratura scientifica è ormai amplissima. La DAD ai non sierati è la goccia che fa traboccare il vaso. Non si può più tollerare questo ignobile spettacolo che sta devastando la vita di milioni di persone sul piano fisico, mentale e spirituale.

Chiediamo a tutti i genitori e agli educatori di esprimere con vigore la loro opposizione a questa follia perversa. Stanno rubando l’anima ai vostri figli. Toglieteli dall’inferno e cercate per loro soluzioni educative più umane.

Chiediamo agli avvocati di mettere in campo ogni mezzo legale per ottenere giustizia. Si avvicina il momento della resa dei conti con chi ha distrutto noi, i nostri figli e la nostra ricchezza. L’avvocato tedesco Reiner Fuellmich, cha ha raccolto una mole poderosa di prove scientifiche e legali sugli aspetti palesemente fraudolenti della presente tragedia mondiale, sta vagliando l’accusa di genocidio.

Il Comitato Internazionale di Bioetica , seppur tardivamente, ha rilevato la grave violazione del codice di Norimberga, affermando, fra le altre cose, che l’obbligo vaccinale per questi farmaci sperimentali è

  • “al di là e al di fuori di qualsivoglia logica medica e scientifica”,
  • che “la campagna vaccinale sta comportando la violazione sistematica del principio del consenso libero e informato”;
  • che “nella misura in cui l’assunzione di detti «medicinali» sperimentali comporti un rischio per i soggetti riceventi, la campagna vaccinale si configura come una sperimentazione di massa condotta su soggetti inconsapevoli in spregio dei principi fondamentali di bioetica e di biodiritto”;
  • che “tra gli effetti non inattesi della campagna vaccinale si colloca anche l’incitamento alla discriminazione e all’odio nei confronti dei soggetti che hanno scelto di non vaccinarsi, o non possono farlo”;
  • che “uno degli obiettivi principali della gestione politica dell’emergenza Covid e della stessa campagna vaccinale è costituito dall’introduzione, per scopi evidentemente diversi da quelli sanitari, di strumenti di controllo fondati sulla digitalizzazione della vita dei cittadini e degli stranieri residenti in Italia”.
  • Ha infine chiesto di abolire il green pass e l’obbligo vaccinale, pertanto, “invita gli altri Stati, nonché le Organizzazioni internazionali, a valutare l’opportunità di adottare misure di moral suasion nei confronti del Governo italiano affinché ponga fine alla sperimentazione di massa, su cittadini e stranieri residenti, di un medicinale sperimentale impropriamente denominato ‘vaccino’”.

Chiediamo ai giudici di svegliarsi dal sonno di due anni e di intervenire, perché la misura è colma e prima o poi anche loro dovranno rendere conto al popolo inferocito. Abbiamo tutti la responsabilità di proteggere i bambini e i ragazzi, a meno di non voler essere complici di una serie ormai lunghissima di imperdonabili crimini contro l’umanità a loro danno. Chi non è intervento a fermare lo scempio dei diritti umani ha sulla coscienza il disagio mentale, la sofferenza, la vita rubata dei bambini e dei ragazzi. Non ci sarà oblio per questa barbarie.

Articolo pubblicato sul sito della casa editrice Il Leone Verde.

https://www.bambinonaturale.it/2022/02/nuove-regole-dad

Educare, nonostante tutto. Come proteggere l’integrità dei più giovani

Conferenza registrata il 27 gennaio 2022 dalla Fondazione Salutogenesi Onlus.

Diapositive mostrate nel video

Quando le parole sono muri. Esclusione morale e apartheid nella società postdemocratica

In 1984, George Orwell, membro della Fabian Society come Aldous Huxley, autore dell’altro celebre romanzo distopico, Brave New World, ci ha descritto il potere immenso della parola di definire la realtà, di tracciare i confini del pensabile e del dicibile, di programmare la mente dell’uomo-massa. Lo faceva a ragion veduta, data la sua conoscenza dei progetti dei Fabiani di una dittatura collettivista mondiale da realizzarsi subdolamente e sotto le mentite spoglie della democrazia, utilizzando la tattica graduale di cui era stato maestro Quinto Fabio Massimo il Temporeggiatore, che grazie alla sua astuta pazienza era così riuscito a sconfiggere Annibale.

In entrambi i romanzi, la società che viene delineata è una società di caste, nella quale un’esigua minoranza di potentissimi padroni, detentori di tutte le ricchezze e soprattutto della conoscenza, dominano spietatamente una massa informe di schiavi inconsapevoli, ignoranti ed eterodiretti, controllati mediante il sesso e il piacere narcotico di una droga artificiale per Huxley, mediante il condizionamento mentale e lo spionaggio poliziesco per Orwell. Ma in realtà il condizionamento e il controllo sono alla base di entrambe le società.

Che la nostra democrazia, mai del tutto compiuta, abbia subito un processo involutivo che l’ha portata a diventare un guscio vuoto, è cosa già detta e risaputa: fra le tante tappe della distruzione sistematica dei diritti e della sovranità popolare, basti pensare al Piano di Rinascita democratica di Licio Gelli, che il Venerabile della P2 si dichiarava soddisfatto di vedere realizzato in Italia in un talk show su Odeon TV dell’ottobre 2008 (si può trovare una sintesi su Il Sole 24 ore del 31 ottobre 2008) e al processo di progressivo esproprio di ogni residuo di partecipazione dei cittadini o di trasparenza delle scelte politiche. Ormai nemmeno il voto conta più, vista la successione di governi imposti dall’alto e pilotati dall’estero, e perfino la libertà personale, di espressione e di manifestazione non vale più nulla, dopo le misure liberticide quanto inutili degli arresti domiciliari di massa, dopo le pesanti limitazioni alle ormai continue e sempre più vaste manifestazioni di piazza contro il marchio verde e dopo la censura sempre più soffocante che taglia fuori ogni voce critica dai social media e dai media ufficiali, RAI compresa, fino allo sproloquio autoritario di Mario Monti, che arriva a dire a La7 “comunicazione di guerra significa che ci deve essere un dosaggio dell’informazione. Bisogna trovare delle modalità meno democratiche. Abbiamo accettato limitazioni molto forti alla nostra libertà di movimento. Il governo istruito dalle autorità sanitarie dovrebbe tenere le redini di questo modello di comunicazione” (“In Onda”, 26/11/2021). Sembra ormai sdoganata la torsione totalitaria del potere esecutivo, nel silenzio imbarazzante e colpevole della Magistratura e nell’inerzia dei parlamentari e della Presidenza della Repubblica. Mentre siamo distratti da inutili conflitti fra buoni e cattivi cittadini, si sta realizzando sotto i nostri occhi una società distopica.

La narrazione pandemica che ci ha condotti a questo punto ha fatto un uso orwelliano del linguaggio ed ha potuto esercitare la sua influenza condizionante su una popolazione già addomesticata da decenni di bugie mediatiche. La tecnica con cui si modella la percezione della realtà attraverso il linguaggio si chiama framing. Se chiamo “patto di stabilità” lo strangolamento della spesa per i servizi ai cittadini, come scuola, sanità e tutele, certo la cosa sembra meno immorale. Se chiamo “euroscettico” chiunque osservi con preoccupazione che l’Unione europea è un’istituzione ben poco democratica, in mano a gruppi di potere non eletti dai cittadini, lo addito subito moralisticamente come un egoista che non ha a cuore il bene comune e il sentimento comunitario degli Europei. Se chiamo “responsabilità” l’obbedienza cieca alle irrazionali e sproporzionate misure coercitive adottate dal Governo per fronteggiare senza grande successo e non senza gravi errori un virus (non certo una novità per la specie umana), chi non obbedisce perché le trova appunto irragionevoli e sproporzionate passa subito per un irresponsabile ed un nemico della salute pubblica. Se chiamo con disprezzo “no-vax” chiunque osi avanzare dubbi su qualunque aspetto della campagna vaccinale, perfino chi ha chiesto aiuto in ospedale per gli strani e spesso gravi effetti avversi dell’inoculazione, immediatamente suggerisco l’idea di una irragionevole e ottusa opposizione di principio ad una misura doverosa e “scientifica”. Se chiamo “scienza” le affermazioni apodittiche dei produttori di farmaci e dei loro testimonial televisivi in camice bianco e me ne arrogo l’esclusiva, suggerisco ad un pubblico poco istruito l’idea grottesca che la scienza medica sia una sequenza di verità apodittiche, a cui credere come articoli di fede di una vera e propria religione sanitaria, mentre la realtà è che la scienza è dubbio, critica, prove, confutazioni e confronto di posizioni e soprattutto un sapere radicalmente opposto rispetto ad ogni principio di autorità. In questo modo, capovolgo la verità dei fatti e posso attribuire a chi dispone ancora di un pensiero critico, cioè di una visione scientifica della questione, perfino se premio Nobel o ricercatore di chiara fama, la patente di somaro, sorcio, no-vax, complottista, ignorante, parassita, evasore vaccinale e chi più ne ha più ne metta. Ma questo è possibile solo perché i media si sono resi complici di questa miserabile guerra all’intelligenza e alla libertà. La neolingua ha bisogno di ripetitori per entrare nelle teste e plasmare la visione del mondo.

La quantità quotidiana di menzogne, di affermazioni contraddittorie e assurde, di attacchi vergognosi alle persone, vomitati a reti unificate ha ormai ampiamente superato il livello di guardia. Per rendersi conto della continua manipolazione, basta osservare come la parola sia usata per denigrare, per svalutare, per screditare, per dividere, per costruire recinti della mente, anziché ponti fra le persone. La democrazia si nutre di dialogo e di tolleranza, il totalitarismo di ostilità e di esclusione morale. Siamo ormai in un sistema post-democratico e il linguaggio dei media è sempre più quello dei regimi totalitari.

In psicologia, si chiama “esclusione morale” il fenomeno per il quale un gruppo di persone, percepito come distinto dal proprio gruppo, viene fatto oggetto di discriminazione, fino alla violenza, perché i suoi membri vengono considerati indegni di considerazione e di rispetto, come se non si applicassero a loro le norme morali comunemente seguite. Il processo è graduale, e comincia con il semplice etichettamento di un altro gruppo (“no-vax”, per esempio). Se poi la discriminazione è sostenuta dall’autorità e per di più in un clima di paura e di esercizio arbitrario della legge, come quello attuale, che manda la razionalità in soffitta e crea caos normativo, il potenziale per la violenza diffusa è alto. Lo psicologo comportamentista Albert Bandura indicava come risultato del “disimpegno morale”, ovvero della deresponsabilizzazione del singolo rispetto alle conseguenze dannose dei suoi atti, la deumanizzazione della vittima e l’attribuzione di colpa: la vittima cessa di meritare il rispetto dovuto ai propri simili e appare meritevole del danno che le si infligge. La vittima della violenza e della discriminazione deve apparire colpevole perché il carnefice possa liberarsi dal senso di colpa. È sulla base di un meccanismo psicologico di questo tipo che nei regimi totalitari le persone possono compiere atrocità restando convinte di essere nel giusto.

Ogni potere assoluto ha bisogno di creare consenso mediante un’ideologia totale, che pretenda di spiegare ogni aspetto della realtà. E quale ideologia può essere più potente di una fede cieca ammantata di (falsa) scienza, che un’autorità dalle (illusorie) connotazioni paterne diffonde senza opposizione su una massa spaventata? Seminare zizzania e divisione nel popolo, mentre lo si conduce al macello, è il più classico metodo di governo. Per questo la figura del nemico del popolo è necessaria: serve un (falso) bersaglio per l’aggressività del gregge. Il fango mediatico innesca contro i dissidenti i due minuti d’odio indispensabili a neutralizzare ogni velleità di opposizione al nemico vero.

In questo modo si giustifica agli occhi delle masse ipnotizzate il vero e proprio regime di apartheid dei non vaccinati, bambini e ragazzi compresi, che entrerà in vigore a dicembre. La segregazione sembrava un ricordo del passato e invece è sotto i nostri occhi. Distruggerà quello che resta dell’economia italiana e di una società un tempo ben più sana. Distruggerà il cuore e l’anima di chi la accetterà come giusta o inevitabile, perché crede di preservare così la (falsa) libertà di far parte di un sistema completamente marcio e di dire di sì ad ogni ricatto successivo. Ma c’è un’altra libertà, quella vera. La libertà di dire di no. No alla discriminazione, alla sottomissione, alla rinuncia alla propria dignità e ai propri diritti. A ciascuno la sua scelta. Anche a chi ha ordito questo orrore. Il momento della verità arriva per tutti. Historia docet.

La persecuzione dei sani e i nuovi paria nella scuola di regime

La categoria di “sano” è scomparsa dal nostro linguaggio. La psicopandemia, quale mezzo diabolico per frantumare la coesione sociale e i diritti costituzionali attraverso la paura e l’arbitrio, ha riprogrammato le menti a percepire soltanto le categorie di “contagiato” e di “asintomatico”, il secondo come sottoinsieme del primo. Non è più permesso definirsi “sani”, ma solo come “asintomatici”, cioè potenzialmente infettivi e untori per qualcun altro. In questo psicodramma collettivo, i ruoli si sono capovolti: non sono più i malati che contagiano (potenzialmente) i sani, ma sono i sani ad essere potenzialmente contagiosi, al punto che perfino i più osservanti sostenitori del siero miracoloso ne hanno una tremenda paura (dei sani), nonostante, appunto, la fede assoluta in quella che chiamano “scienza” e nei suoi ritrovati salvifici. Non c’è modo di far rilevare la contraddizione. Che minaccia potrebbe mai costituire un sano ad un soggetto protetto dal morbo pestifero grazie alla magica pozione? Se non ci crede lui, alla protezione, perché dovrebbe crederci il rinnegato della religione scientista? Ma la fede incrollabile non ammette dubbi di sorta e chi prova ad usare il punto interrogativo è in tutta evidenza un miscredente traditore e ignorante. Amen.

Per questo è cominciata la Grande Persecuzione contro i sani. Come il dottor Knock, personaggio di finzione che fa credere ai sani di essere ammalati per curarli, i sani devono essere stanati con un tampone a cicli di amplificazione esagerati per essere definiti “contagiati asintomatici”, sottoposti a quarantena, privati dei diritti costituzionali se, essendo sani e volendo mantenersi tali, preferiscono non sottoporsi alla sperimentazione del siero genico, data la probabilità molto alta di non ammalarsi di Covid in modo grave (oltre il 99,9%). Intanto, AIFA riporta 2 morti al giorno dopo l’inoculo e i dati EUDRA Vigilance e VAERS fanno venire brividi di orrore per l’enormità del disastro, naturalmente ignorati dalla TV, che descrive invece con toni drammatici e compiaciuti la terribile fine dei no-vax in ospedale.

Poiché non si piegano ed osano perfino farsi domande di buon senso, per esempio che senso abbia il lasciapassare verde, se anche gli inoculati possono ammalarsi e contagiare esattamente come chi ha ricevuto la sacra unzione e forse perfino di più, come testimoniato abbondantemente dai dati ufficiali israeliani e britannici, da tutti, a cominciare dalle cariche più alte dello Stato, e poi a seguire da giornalisti di regime, nani, ballerine e testimonial pubblicitari in camice bianco, vengono ingiuriati, vilipesi, additati come pericolosi delinquenti, da chiudere in casa come sorci, sterminare, internare, sottoporre a TSO, torturare in corsia, riempire di piombo come le folle di Bava Beccaris, privare dell’assistenza sanitaria, bullizzare senza pietà.

Ovviamente, tutto questo odio si giustifica con il fatto che la loro insopportabile rivendicazione di libertà personale costituisce una minaccia gravissima per la salute pubblica. Nella società dei servi, la libertà è un delitto. In un certo senso, dicono la verità. I sistemi totalitari non hanno mai trattato con benevolenza i dissidenti, specie se libertari. Li hanno definiti “pazzi”, “nemici del popolo”, “parassiti”, “terroristi” per dirigere su di essi la frustrazione delle folle schiavizzate dall’élite al potere. La criminalizzazione delle minoranze ha un nome in psicologia. Si chiama “esclusione morale” e consiste nel deumanizzare l’altro, nel considerarlo meno degno di essere trattato come umano, con il risultato di indebolire i freni morali di chi lo perseguita. Tutto diventa lecito nei confronti dei “sorci” subumani (Burioni dixit). Così nascono i pogrom e così il nazismo ha indotto l’odio verso gli ebrei. Questo per chi si ostina a dire che il nazismo era un’altra cosa: nei contenuti, certo, non nei meccanismi psicologici indotti dalla propaganda, che sono identici.

Come ci ha insegnato George Orwell, il linguaggio crea la realtà. Attraverso la definizione linguistica di un contenuto ideativo, se ne modifica la percezione collettiva. Se poi i media veicolano in modo martellante e con voce univoca gli slogan di regime, benché palesemente falsi e volutamente ingannevoli, la gente finisce con il credere che quella sia la realtà. Ora, nella narrazione di regime, i perseguitati diventano gli odiatori e i criminali, nemici del bene comune. In questo modo, si prepara la massa al minuto d’odio di cui ci racconta il romanzo 1984. La libertà è schiavitù, il sano è malato, chi dissente ti impedisce di essere libero, la vittima è il carnefice. La neolingua colpisce sempre le menti deboli e le priva di ogni difesa.

La persecuzione dei sani ancora liberi, chiamati con disprezzo e in blocco “no-vax”, produce violenza sociale, degrado morale e civile, distruzione economica e infinita quanto inutile sofferenza. Infine, genera nuovi paria, nuovi intoccabili, nuovi reietti. La scuola e l’Università, quest’anno, riaprono all’insegna dell’esclusione morale e della discriminazione più bieca. Buttati fuori come delinquenti i docenti che non si piegano al decreto liberticida, con il plauso dei sindacati. Se in classe c’è un no-vax (e come si fa a saperlo? Alla faccia della privacy), tutti gli studenti sono costretti a tenere la mascherina. Se non accettano di fare da cavie ad un farmaco che non migliora la loro salute, quando non la danneggia, i ragazzi non possono fare sport, mangiare la pizza con gli amici, frequentare una biblioteca o un museo, andare all’Università. Il ricatto è più che giustificato agli occhi dei padroni per ottenere lo scopo di piazzare una fiala; il danno psicologico appare irrilevante al loro sguardo algido. La pressione al conformismo del gruppo dei pari farà il resto. Non mancheranno la delazione, il bullismo, l’aggressione e l’induzione al suicidio. E questo incitamento all’odio sarebbe per la salute pubblica. Tutto normale agli occhi dei ciechi.

Non siamo nel 1938, è anche peggio. Stanno distruggendo la vita a migliaia di giovani e riducendo sul lastrico migliaia di famiglie per un bieco programma politico di controllo sociale che con la salute non c’entra palesemente nulla. Se lo accetterete, ne sarete complici e vittime subito dopo. Perciò reagite e togliete i vostri figli dall’orrore. Salvateli in qualunque modo. Fateli vivere sereni e integri. Ma non coltivate rabbia, paura, odio, senso di ingiustizia. Questo fa il gioco degli psicopatici che vogliono cibarsi della sofferenza dell’umanità e godono della divisione. Per quanto si accaniscano, infatti, la cattiveria ha l’effetto del secchio di acqua gelata sulla coscienza della gente che dorme. Vivete nell’amore, nella giustizia e nella gioia e guardate oltre: il male richiama sempre il suo contrario. Ai responsabili di questo scempio ci penserà il karma, insieme all’elevazione della coscienza collettiva. Ogni azione ha un biglietto di ritorno. E questo è a breve scadenza, non temete.

Post Scriptum: Un punto interrogativo io ce l’avrei, purtroppo. Quale è il vero Sergio Mattarella? Quello che il 5 settembre ha detto: “Non si invochi la libertà per sottrarsi alla #vaccinazione, perché quell’invocazione equivale alla licenza di mettere a rischio la salute altrui e in qualche caso di mettere in pericolo la vita altrui”? Oppure quello che il 25 aprile diceva: “La storia insegna che quando i popoli barattano la propria libertà in cambio di promesse di ordine e tutela, gli avvenimenti prendono sempre una piega tragica e distruttiva”? Così, per capire…

Articolo pubblicato su Sovranità popolare, n° 5/2021.

La comunicazione nell’era Covid

Questa intervista è stata condotta da un gruppo di professionisti aderenti all’associazione Consensus Ars Medica e pubblicata sul sito dell’Associazione.

Giovanni Masciarelli, insieme a Consensus Ars Medica, ha intervistato la dott.ssa Patrizia Scanu, psicologa, Gestalt counsellor e formatrice. Abbiamo chiesto la sua opinione sulla comunicazione nell’era Covid.

Con il motto “io resto a casa” è avvenuta una trasformazione nella comunicazione di massa. L’informazione martellante e totalizzante ha assunto caratteri manipolatori generando profondi stati paura. Di conseguenza si è trasformato il tessuto di relazioni su cui si fondano la società, la famiglia, il mondo del lavoro e della scuola.

Nel tempo la manipolazione si è condita di diffidenza, censure, violenze verbali e criminalizzazioni fino a minacce di sospensioni e radiazioni dal proprio lavoro. Ciò ha portato a profonde divisioni. Le persone sono state messe le une contro le altre in ogni contesto sociale.

D’altro canto si è diffusa una mentalità nuova che ha dato origine a esperienze di aggregazione inaspettate e innovative in diversi settori. Qui la comunicazione ha ripreso il suo ruolo di collante, mettendo in relazione persone provenienti da esperienze molto differenti tra loro. La condivisione e la ricerca di vicinanza sono tornate protagoniste nel tessere relazioni umane.

Nel primo video, la dottoressa Patrizia Scanu analizza la comunicazione del mainstream: giornali, televisioni, social.

Comunicazione e manipolazione

Nella seconda parte del video ci parla delle problematiche nelle comunità dei giovani e nella scuola.

Parte seconda: Educazione e bisogni dei giovani

Per approfondimenti:

www.sinergeticapsi.org, www.patriziascanu.it , libro: Emergenza Scuola

Relativamente ai suicidi in adolescenza:

Relativamente all’uso improprio della psicologia sociale:

Relativamente a come è stato pianificato in UK lo Stato della paura:

https://www.lauradodsworth.com/a-state-of-fear

Non possiamo più delegare

Intervento al No Paura Day di Milano del 30 ottobre 2021, organizzato da Primum Non Nocere.
Registrazione audio dell’intervento. Cliccare sull’immagine per il video.

Sono qua come rappresentante di SinergEtica, un gruppo di psicologi firmatari del Comunicato degli psicologi, pubblicato nella primavera del 2020, in cui si segnalava alle istituzioni e all’opinione pubblica il rischio dei danni psicologici molto gravi che potevano derivare dal lockdown, sulla base della letteratura scientifica già conosciuta.

Purtroppo, come voi sapete, le nostre preoccupazioni sono state confermate dai fatti. I danni psicologici sono tangibili. Abbiamo un’epidemia di problemi psicologici di ogni tipo e questo disagio ha toccato soprattutto bambini e adolescenti. Per questo SinergEtica si è attivata: è un gruppo di psicologi firmatari del Comunicato che ha deciso di collaborare per aiutare le persone ad affrontare tale disagio.

Bambini e adolescenti hanno sofferto molto per il lockdown e per le misure che sono state adottare in misure davvero draconiana nella scuola. Quella che stiamo affrontando non è però solo un’emergenza di tipo sanitario o democratico, è anche e soprattutto un’emergenza di tipo educativo e spirituale.

Bambini e ragazzi stanno soffrendo di un disagio mentale diffuso, che comprende sintomi anche gravi che vanno dallo stress post-traumatico, all’ansia, alla depressione, ai disturbi dell’alimentazione, alle dipendenze dal digitale, all’autolesionismo. Molti di loro hanno avuto enormi problemi a scuola, hanno abbandonato la scuola. L’abbandono scolastico è stato altissimo durante la pandemia; molti di loro stanno rifiutando la scuola: non ci vogliono più andare, sono in forte disagio. Tutti questi danni sono stati abbondantemente riferiti dal Comunicato degli Psicologi. Potete andare a visitare il sito https://comunicatopsi.org/ e leggere i report che periodicamente vengono pubblicati sulla base delle ricerche scientifiche condotte negli ultimi mesi.

Non sono solo psicologa; sono anche insegnante da moltissimo tempo, da 35 anni, e ho letto negli occhi dei miei ragazzi tanta tristezza. Ho visto spesso piangere gli adolescenti per il tempo che è stato loro rubato. “Ci sono stati rubati due anni della nostra vita”, mi hanno detto: per le esperienze mancate, per il senso di oppressione e di prigionia, per la perdita di senso.

Vi ricordo che il vuoto di esperienza è a tutti gli effetti un danno psicologico grave e irreparabile, perché bambini e ragazzi che non fanno un’esperienza nel tempo in cui dovrebbero farla non la recuperano più. La mancanza di senso, poi, è un sintomo di sofferenza spirituale. Questi ragazzi stanno soffrendo proprio su un piano spirituale.

Quindi oggi non vorrei parlare con voi da psicologa, ma da persona umana, portatrice di diritti naturali e inalienabili, fra i quali la libertà e l’autodeterminazione.

Vi invito ad agire, ad uscire dalla zona di comfort, perché non è più il tempo di delegare alla scuola e ad altre istituzioni l’educazione dei nostri figli. Non possiamo più permettercelo in nessun modo. Il dramma che stiamo vivendo, che consiste nella demolizione sistematica di una nazione ricca di storia e di cultura, della democrazia, dei diritti, della ricchezza di questo meraviglioso paese e nella disgregazione altrettanto sistematica dei legami sociali di solidarietà, accoglienza, tolleranza, ha però un risvolto positivo: ci ha fatto crollare tutte le illusioni che ci tenevano addormentati, ci ha costretti a vedere come stanno effettivamente le cose; è stata un brusco risveglio e uno straordinario bagno di verità. Come nel Truman show, il fondale di scena si è squarciato e non c’è più modo di tornare indietro. Chi si sveglia, non può più riaddormentarsi; può soltanto agire.

I nostri figli hanno bisogno di noi, perché dobbiamo dare loro quello che non è più scontato nella scuola. Nulla di ciò che davamo per scontato, neppure i principi basilari della convivenza civile, lo è ancora, in questo naufragio dell’etica e dei diritti.

In questo periodo, hanno chiamato libertà la schiavitù, proprio come Orwell; hanno chiamato responsabilità l’obbedienza acritica, malattia la salute, scienza un dogmatismo scientista privo di etica, sicurezza la perdita della libertà; hanno sdoganato la menzogna, la delazione, il ricatto, la sottomissione, la discriminazione, la criminalizzazione del dissenso, la violenza verbale e seminato ovunque la paura e la discordia.

I ragazzi più sensibili (ve ne sarete accorti, se li avete guardati negli occhi) stanno male, perché avvertono l’ipocrisia che si è infiltrata ovunque, anche nella scuola, dove parole come democrazia, inclusione, uguaglianza, diritti stanno perdendo ogni riferimento alla realtà.

Alcuni di voi conosceranno Viktor Frankl, che era uno psichiatra austriaco sopravvissuto ad una lunga permanenza nel campo di Auschwitz, nel quale perse i suoi familiari. Frankl passò il resto della sua vita a sostenere e ad aiutare le persone sofferenti. Lui diceva che sono tre le condizioni necessarie per una vita piena e appagante:

o            avere almeno una relazione profonda e significativa

o            avere un progetto per il futuro

o            riuscire a dare un senso alla sofferenza inevitabile

Se noi ci aspettimao che questo lo faccia ancora la scuola, ci sbagliamo. Lo dobbiamo fare noi. I ragazzi non impareranno più questo a scuola. La scuola (salvo poche eccezioni) è ormai al capolinea ed ha smarrito la sua funzione di organo costituzionale. Ora sono virtù civili l’obbedienza cieca, il conformismo delle idee e dei comportamenti, l’ortodossia del pensiero unico, l’emarginazione del dissenziente, l’isolamento sociale, la perdita di valore dell’individuo.

Perciò noi non possiamo delegare; ora tocca a noi. Dobbiamo concentrare le forze per far sì che i nostri figli imparino a fare ciò che ci ha insegnato Viktor Frankl con il primo principio dei tre indicati, avere almeno una relazione importante. Questo si fa insegnando ai nostri figli ad amare se stessi (non glielo insegna nessuno) e gli altri, ad essere empatici, ad ascoltare, a tollerare la differenza dei punti di vista, a gestire emozioni e conflitti, a saper costruire relazioni profonde e significative, a prendersi cura, a restare umani nel senso più elevato del termine.

Dobbiamo impararlo prima noi per insegnarlo a loro con l’esempio, perché i nostri figli non fanno ciò che diciamo, fanno ciò che facciamo.

Dobbiamo progettare il nostro futuro e aiutarli a progettare, perché questa epidemia ha tolto loro la prospettiva del futuro. Questa società malata e corrotta ha i giorni contati. Noi siamo i loro traghettatori verso il futuro. Come diceva Gandhi, dobbiamo essere il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo. Quindi è fondamentale per noi non dare energia a ciò che non lo merita, alla rabbia, alla paura e all’odio, non farci distrarre dall’inessenziale. Dobbiamo fare come la candela in una stanza buia: la fiamma non lotta con l’oscurità, non prova rabbia, non prova odio, non si agita, semplicemente risplende e dove c’è, non c’è più il buio. Noi dobbiamo lasciar risplendere la nostra essenza spirituale e aiutarli ad esprimere la loro. Questa è la sostanza dell’amore spirituale, che nessuno ci insegna: risplendere e trasformare.

Infine, dobbiamo aiutarli a dare un senso alla loro sofferenza interiore, che è tanto grande quanto ignorata. Non dobbiamo sottovalutarla; hanno subito un attentato alla loro integrità personale.

Quindi dobbiamo insegnare loro a proteggersi, a non essere schiavi del volere del gruppo, ad essere sintonizzati con la propria coscienza superiore, ad agire eticamente, a tollerare la sofferenza per poterla trasformare attraverso la comprensione; dobbiamo insegnare loro ad essere spiriti liberi.

E per questo, hanno bisogno di imparare ad amare la verità e a cercarla, a diffidare di chi pretende di possederla, ad avere il coraggio di difenderla, ad essere se stessi e fedeli a se stessi, ad amare la giustizia, la gioia, la bellezza, a sperimentare la condivisione e la solidarietà.

Abbiamo tutti quanti, gradi e piccoli, una splendida occasione per comprendere chi siamo veramente e per conoscere la nostra forza. Siamo molto più di quello che crediamo di essere.

Insomma, dobbiamo rimboccarci le maniche e prenderci la responsabilità enorme e il privilegio di custodirli e traghettarli verso il futuro. Questa deve essere la nostra priorità assoluta. Non lo può fare nessun altro, e niente è più importante di questo.

Amore, verità, giustizia, solidarietà non sono parole vuote. Sono il futuro dell’umanità, l’unico possibile. Siete pronti a darvi da fare?

O la borsa o la vita. Quando il cittadino diventa cavia per obbligo di legge

Ci risiamo. Dopo l’imposizione dell’obbligo vaccinale ai bambini della legge Lorenzin, la morsa della distruzione dei diritti inviolabili riconosciuti dalla Costituzione si stringe ulteriormente, colpendo gli operatori sanitari, per arrivare un passo per volta a tutti, come previsto.

Considerato dal punto di vista etico-giuridico l’obbligo vaccinale ci pone di fronte ad una questione di vitale importanza per tutti noi: può lo Stato imporre ai cittadini un intervento sanitario universalmente obbligatorio contro la loro volontà? Può violare il principio dell’inviolabilità del corpo? E può fare questo dietro minaccia della perdita, provvisoria, ma prolungata, del sostentamento economico, del demansionamento, della sospensione senza demerito dall’Ordine professionale?

È ovvio che il “può” va inteso nel senso di “ha il diritto”. Nel comune sentire, lo Stato ha il diritto di costringere quando è in gioco un bene maggiore, in questo caso la salute pubblica, in altri casi la sicurezza o l’interesse generale. Ma in uno Stato di diritto e soprattutto in uno Stato democratico il potere dello Stato è soggetto a pesanti limitazioni. Se così non fosse, il naturale squilibrio di forze fra Stato e cittadini trasformerebbe questi ultimi in sudditi senza diritti. Solo se il fine fosse trasformare i cittadini in sudditi di un potere autoritario potrebbero trovare spazio misure tanto coercitive da rasentare l’estorsione. In uno Stato democratico, la sovranità è dei cittadini, che la esercitano sulla base della Costituzione, la quale a sua volta è frutto di un patto, di un contratto bilaterale fra i cittadini e lo Stato. Lo Stato è al servizio dei cittadini, non viceversa; di per sé, lo Stato non è altro che l’espressione della comune appartenenza dei cittadini ad un unico corpo sociale.

Come in ogni faccenda complessa, è in gioco un bilanciamento di diritti e di doveri. Lavorare è un diritto, tanto fondamentale da essere collocato all’articolo 1 della Costituzione. Con questo decreto 44/2021, si sta praticamente stabilendo il principio che esiste un diritto tiranno, quello alla salute pubblica, al quale tutti gli altri devono essere subordinati e sacrificati, compreso il diritto al lavoro, al reddito, all’istruzione, all’esercizio della libertà personale, della libertà di circolazione, della libertà di espressione, della libertà di scelta delle cure, della salute personale, del tutto accessoria rispetto a quella collettiva e di cui lo Stato si fa unico titolare, al punto da trasformare un diritto soggettivo in un obbligo soggettivo. Tali diritti sono codificati nei trattati internazionali e nei documenti di bioetica e rappresentano una conquista di civiltà irrinunciabile.

Il Codice di Norimberga, redatto nel 1946 dopo i processi ai medici nazisti colpevoli di aver condotto esperimenti atroci su esseri umani, cercò di stabilire il confine (assai labile, come si accorsero i giudici) fra gli interventi leciti e quelli illeciti in ambito medico, soprattutto in ambito sperimentale. E la prima regola che venne individuata dai medici statunitensi incaricati della stesura fu la seguente:

«la persona coinvolta dovrebbe avere la capacità legale di dare il consenso, e dovrebbe quindi esercitare un libero potere di scelta, senza l’intervento di qualsiasi elemento di forzatura, frode, inganno, costrizione, esagerazione o altra ulteriore forma di obbligo o coercizione; dovrebbe avere, inoltre, sufficiente conoscenza e comprensione dell’argomento in questione tale da metterlo in condizione di prendere una decisione consapevole e saggia».

La World Medical Association ribadiva inoltre, nella Dichiarazione di Helsinki del 1964, il concetto che solo il consenso esplicito poteva giustificare moralmente la ricerca sui soggetti umani e che “nella ricerca medica gli interessi della scienza e quelli della società non devono mai prevalere sul benessere del soggetto“. Da queste riflessioni sono nati il consenso informato e la riflessione bioetica. Pur con differenze culturali e filosofiche, la bioetica – in particolare quella anglosassone – tende a considerare fra i principi irrinunciabili in ambito medico l’autonomia del paziente (ovvero la libertà di scelta), la beneficità (ovvero l’effettivo beneficio) e la non maleficità dell’intervento (il principio ippocratico primum non nocēre), la giustizia rispetto l’accesso alle cure.

Dai documenti di etica medica deriva un primo punto fermo: un intervento medico si giustifica solo nell’interesse esclusivo di chi lo riceve, solo con il suo consenso espresso, solo se non fa un danno superiore ai benefici che apporta, solo se arreca un beneficio al soggetto. Non si giustifica con un interesse superiore della ricerca scientifica e della società. La CRC pone inoltre come criteri irrinunciabili di ogni intervento la non discriminazione. Tutto l’opposto di quanto sta avvenendo per l’obbligo vaccinale ai sanitari, dato che si tratta non di un vaccino, ma di un farmaco genico sperimentale dall’efficacia e dalla sicurezza ignote, e per il cosiddetto “passaporto vaccinale”, perfetto strumento di discriminazione e di controllo della popolazione.

L’articolo 32 della Costituzione è chiaro:

“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

Che nel caso della terapia genica per il Covid si possa trattare di una violazione dell’integrità della persona è fuori discussione: se rifiutare di sottoporsi ad una sperimentazione medica imposta per legge comporta una perdita o una sospensione di diritti essenziali e irrinunciabili, allora il cittadino diventa una cavia contro la sua volontà, poco più che bestiame da marchiare.

Manca solo l’ultimo passaggio della coercibilità, che finora è sempre stata esclusa dalla giurisprudenza, e siamo di nuovo al nazismo. Non bisogna dimenticare che il nazismo si è imposto grazie a schiere di medici allineati con il potere e ha giustificato lo sterminio con il bene della nazione. Un passo in quella direzione è inaccettabile da chiunque difenda i valori della democrazia. Eppure, il D.L. 44 del 1 aprile già spalanca il baratro quando assegna (art. 5) al direttore sanitario della ASL il potere di decidere la vaccinazione alle persone dichiarate incapaci, sottraendolo ai familiari e al tutore. Quando lo Stato decide per i cittadini in materia di salute, la libertà è persa del tutto.

Somministrare in modo indiscriminato grandi quantità di farmaci a soggetti sani, senza alcuna conoscenza preventiva dello stato di salute, di un’eventuale immunità preesistente, o di controindicazioni alla somministrazione non risponde né a criteri etici né a criteri scientifici. E non ha a che fare con l’utilità o meno dei vaccini. Un farmaco non è utile a prescindere da chi lo assume. Per fare un esempio, anche se gli antibiotici sono una benedizione per l’umanità, questa non è certo una ragione per somministrarli a tutti, anche a soggetti sani o allergici.

La Corte Costituzionale si è espressa più volte in merito all’obbligatorietà delle vaccinazioni pediatriche, individuando in esse un vantaggio sia per il minore sia per la collettività: con la sentenza 23 giugno 1994 n. 258 ha chiarito che le leggi che impongono l’obbligo vaccinale non contrastano con l’art. 32 Cost., purché “il trattamento sia diretto non solo a migliorare o a preservare lo stato di salute di chi vi è assoggettato, ma anche a preservare lo stato di salute degli altri; vi sia la previsione che esso non incida negativamente sullo stato di salute di colui che vi è assoggettato, salvo che per quelle sole conseguenze che, per la loro temporaneità e scarsa entità, appaiano normali di ogni intervento sanitario e, pertanto, tollerabili; sia prevista, nell’ipotesi di danno ulteriore alla salute del soggetto sottoposto al trattamento obbligatorio − ivi compresa la malattia contratta per contagio causato da vaccinazione profilattica − comunque la corresponsione di un equo indennizzo in favore del danneggiato“. Nella stessa pronuncia, la suprema Corte ha aggiunto un’importante invito al legislatore “affinché, ferma la obbligatorietà generalizzata delle vaccinazioni ritenute necessarie alla luce delle conoscenze mediche, siano individuati e siano prescritti in termini normativi, specifici e puntuali, ma sempre entro limiti di compatibilità con le sottolineate esigenze di generalizzata vaccinazione, gli accertamenti preventivi idonei a prevedere ed a prevenire i possibili rischi di complicanze“.

Secondo la Corte, quindi, l’obbligo si giustifica a determinate condizioni, che sono appunto quelle che dovrebbero essere accertate. È evidente, infatti, che i danni da vaccino esistono e possono essere anche gravi, come testimoniano le numerose sentenze che impongono il risarcimento dello Stato ai bambini danneggiati in modo permanente dalle vaccinazioni. In questo caso particolare, le condizioni poste non sono soddisfatte: il cosiddetto “vaccino” Covid non blocca il contagio e nemmeno l’infezione; mancano tutti gli studi sugli effetti a medio e lungo termine, sulle interazioni con altri medicinali e sulle controindicazioni per particolari categorie di soggetti, come le donne in gravidanza; non garantisce un’immunità duratura; non protegge da tutte le varianti previste di un virus a RNA; morti e danneggiati sono già molto numerosi. Benché presentato dal marketing farmaceutico come l’unica via d’uscita al Covid, in realtà non sembra affatto indispensabile, visto che esistono molte cure efficaci per questa malattia, benché accuratamente osteggiate, e il tasso di mortalità sotto i 70 anni, secondo le meta-analisi di John P.A. Ioannidis, è dello 0,05%. In più, né le case farmaceutiche né i medici somministratori si assumono la responsabilità penale dell’inoculazione in caso di danno o morte. Che cosa differenzia dunque un vaccinato da un non-vaccinato, se entrambi possono contagiare altri e se l’immunità è di breve durata? E che vantaggio costituisce per la salute pubblica la vaccinazione universale, se come dicono validi epidemiologi, vaccinare durante un’epidemia rischia di selezionare varianti virali più aggressive, senza impedire il contagio?

Secondo la Dichiarazione di Helsinki, nessuno può essere costretto ad un intervento medico potenzialmente dannoso per arrecare beneficio a qualcun altro. In questo caso, il beneficio è pure assente. Tale principio è ribadito dalla Convenzione di Oviedo, recepita in Italia con legge n.145/2001: Articolo 2 – Primato dell’essere umano. L’interesse e il bene dell’essere umano debbono prevalere sul solo interesse della società o della scienza”.

Obbligare a vaccinarsi in assenza di pericolo diretto dei soggetti interessati è una violazione del principio di non maleficità: poiché va bilanciato di caso in caso il rapporto costi-benefici di un vaccino, se non c’è beneficio diretto, ma è presente un danno anche solo potenziale, non si giustifica l’intervento, e comunque non può essere obbligatorio. Invece, si sta parlando con insistenza di estendere la vaccinazione perfino a bambini e adolescenti sani, finora toccati marginalmente e in misura lieve dall’epidemia.

Disporre un trattamento sanitario obbligatorio che non rechi un beneficio diretto al soggetto che vi è sottoposto (principio di beneficità) viola il principio di necessità e di urgenza e viola la Convenzione di Oviedo, che nel sommario iniziale recita testualmente:

“La Convenzione consacra il principio che la persona interessata deve dare il suo consenso prima di ogni intervento, salvo le situazioni di urgenza, e che egli può in ogni momento ritirare il suo consenso. Un intervento su persone incapaci di dare il proprio consenso, per esempio su un minore o su una persona sofferente di turbe mentali, non deve essere eseguito, salvo che non produca un reale e sicuro vantaggio per la sua salute”.

All’opposto, sugli anziani delle RSA si sta procedendo anche senza il consenso dei familiari con un farmaco sperimentale privo di approvazione definitiva.

Un farmaco si somministra a chi ne ha bisogno, secondo una valutazione in scienza e coscienza, non indiscriminatamente a tutti, perché così è evidente che, statisticamente, qualcuno ne riporterà dei danni anche gravi, e questo è sempre e comunque eticamente inaccettabile. Nel caso del non-vaccino Covid non è neppure possibile esprimere un consenso davvero informato, mancando molte informazioni indispensabili per assenza di adeguate verifiche sperimentali. Una cambiale in bianco, insomma. Imporre un obbligo in queste condizioni sembra rispondere più agli interessi dei produttori che a quelli dei cittadini, della cui salute lo Stato in questa pandemia non ha mostrato finora alcuna volontà di volersi occupare seriamente. Basti pensare al numero di morti per cure sbagliate, di poveri, di disperati, di suicidi, di persone mentalmente devastate, di bambini e adolescenti danneggiati che questa sciagurata gestione sanitaria ha già lasciato dietro di sé.

Articolo pubblicato su Sovranità popolare, aprile 2021

https://www.sovranitapopolare.org/2021/04/09/o-la-borsa-o-la-vita/

Il marketing della paura. Dal cittadino-sovrano soggetto di diritti al consumatore-suddito dello Stato terapeutico

Scrivevo già qualche tempo fa [1] delle commissioni di esperti che sussurrano ai potenti le strategie psicologiche per spingere le masse ad obbedire alle politiche di restrizione o distruzione dei loro diritti fondamentali, attuate nell’ultimo anno. Tali strategie comprendono, in particolare, la paura indotta, il senso di colpa, l’appello alla responsabilità sociale, fondato sulla propensione alla conformità e all’avversione verso i non-conformi[2]. A molti sfugge che schiere di psicologi ed esperti di comunicazione e marketing mettono le loro conoscenze al servizio del controllo sociale e comportamentale delle masse da parte di soggetti pubblici e privati. Lo chiamano nudging, “spintarella”, con un termine che potrebbe suonare affettuoso, se per la sua assenza di riferimento all’etica non somigliasse di più alla persuasione pubblicitaria o alla franca manipolazione, realizzata aggirando la consapevolezza e le difese dei destinatari.

Non poteva certo mancare l’impegno di questo genere di esperti nel supportare le politiche sanitarie delle inoculazioni di massa, additate fin da subito come l’unica via d’uscita all’incubo in cui siamo stati precipitati. Vaccino o morte fisica e sociale, insomma, secondo la più scaltrita retorica della falsa dicotomia. E ora che si sono acquistate a peso d’oro e a scatola chiusa quantità sproporzionate di dosi del messianico farmaco sperimentale, più propriamente definibile come un “dispositivo nanotecnologico” o un “sistema operativo”, come lo definisce ModeRNA sul suo sito[3], bisogna inocularlo ad ogni costo nell’intera popolazione mondiale. In precedenti situazioni analoghe di presunta pandemia (esemplare il caso dell’influenza suina o H1N1 del 2009), infatti, l’acquisto – con il denaro dei contribuenti – di milioni di dosi di vaccini mai utilizzati perché inutili aveva fatto fare qualche figuraccia all’OMS, che – ricordiamo – è finanziata quasi interamente da soggetti privati, con le multinazionali farmaceutiche in prima fila.

Un articolo ha particolarmente attratto l’attenzione generale. Si intitola In che modo influencer, celebrità e FOMO possono conquistare gli scettici sui vaccini[4]. Ne è autore un professore di marketing presso la Harvard Business School, Rohit Deshpandé, insieme a due esperti dello stesso settore, Ofer Mintz e Imran S. Currim. In questo articolo, il farmaco tanto evocato viene trattato come un prodotto da vendere ad un pubblico di consumatori in buona parte riluttanti, suddivisi in cinque categorie in base al grado di compliance o acquiescenza: innovatori, primi adottanti, maggioranza anticipata, maggioranza tardiva e ritardatari. Si tratta della teoria della diffusione dell’innovazione: si comincia con i più motivati e poi via via si coinvolgono a cascata le altre categorie. Coloro che aderiscono per primi fanno da opinion leader nei confronti del gruppo successivo mediante l’esempio. “Gli influencer dovranno mitigare le preoccupazioni sulla “novità” del vaccino, come la probabilità di effetti collaterali e soluzioni quando si verificano. Dovranno anche rafforzare le conseguenze positive dell’assunzione del vaccino, come la possibilità di visitare la famiglia, andare a lavorare e avere più opzioni di intrattenimento.”

Ovviamente, se i dubbi degli esitanti siano fondati o meno, se sia giusto che il rifiuto della terapia comporti conseguenze negative sull’esercizio dei diritti costituzionali o se la costosissima strategia sanitaria adottata sia l’unica possibile o la migliore non sono domande rilevanti in questa prospettiva. Un pubblicitario non si chiede se sia giusto pubblicizzare un prodotto; lo fa e basta, perché è pagato per quello. Quando il fine è commerciale e il prodotto controverso, quindi non facile da difendere sul piano razionale, perché in grado di influire in modo irreversibile sui processi biologici, il pubblico non è visto come una comunità di cittadini adulti, responsabili, capaci di informarsi e prendere decisioni autonome, nel proprio e nell’altrui interesse, ma come una platea di consumatori regrediti da convincere facendo leva su aspetti emotivi, periferici, sotto-soglia, più simile ad un gregge da indirizzare nel recinto che ad un popolo sovrano e consapevole. Perciò non va informato, ma orientato, blandito, raggirato.

Scopriamo così che le infallibili strategie da utilizzare sono le seguenti:

  1. Utilizzare gli innovatori come influencer; quindi proporre come testimonial del vaccino personaggi famosi o influenti, leader religiosi, medici, politici, attori. In effetti, nei giorni scorsi abbiamo assistito ad un proliferare di immagini di personaggi pubblici nell’atto di esibire il braccio per il vaccino, anche più volte (!), con siringhe senza ago o ancora incappucciate o con un liquido dal colore diverso da quello del prodotto reclamizzato. In questo caso, la leva della persuasione è la fiducia, specie quella verso il proprio medico, che è l’influencer ideale, perché ci aspettiamo che persegua il nostro bene.
  2. Affrontare le incertezze, rendere agevole l’accesso al prodotto, stimolare l’acquisto attraverso il passaparola entusiasta di chi lo ha avuto per primo (macro- e micro- influencer). In effetti, sappiamo dalla psicologia sociale che adottare un comportamento rende più facile acquisire l’atteggiamento corrispondente: se assumo la terapia, vuol dire che è la scelta giusta. “Il modello tradizionale di diffusione del business chiama questo approccio “hacking della crescita” perché la maggior parte della crescita avviene quando i primi utenti e la prima maggioranza acquistano prodotti, stimolando una rapida adozione da parte della maggioranza tardiva e dei segmenti ritardatari”. Conferire prestigio e status a chi si vaccina aiuta l’emulazione. In questo caso, la leva è emotiva e si basa sull’imitazione e sulla conformità.
  3. Educare a ridurre l’incertezza, evidenziando pro e contro di entrambe le scelte e illustrando le probabilità relative degli effetti avversi, tramite paragoni con la probabilità di essere colpiti da un fulmine, per esempio. Qui la leva è più razionale, ma si tace sulla mancanza di dati certi specie sugli effetti a lungo termine, in un farmaco sperimentale. Come si fa a confrontarli con la probabilità di essere colpiti da un fulmine, se sono ignoti? L’approccio apparentemente razionale può essere insidioso, per chi non è in grado di valutare criticamente i dati. Ricordiamo che si dà per scontato che il prodotto debba essere promosso a prescindere. La leva è perciò la razionalità apparente.
  4. Ispirare FOMO (=Fear Of Missing Out), ovvero la paura di essere esclusi, di perdere un’occasione irripetibile. La leva quindi è l’ansia sociale, il timore del rimpianto, che può essere instillato con diverse modalità: generando paura di perdere diritti o lavoro a non vaccinarsi, creando incertezza sui costi, in modo da spingere a vaccinarsi per non dover subire costi eccessivi (sociali, sanitari, economici, lavorativi…), indurre senso di colpa e rimpianto, come si è fatto con i vaccini pediatrici, per i quali si sono colpevolizzati i genitori che non vaccinavano i figli.

Infine, la logica conclusione: “Applicando la teoria della diffusione delle innovazioni, speriamo che gli sforzi per accelerare l’immunità globale della mandria attraverso le vaccinazioni abbiano successo. Le implicazioni dell’immunità di gregge globale si tradurranno in una maggiore sicurezza, libertà di movimento e raduni a fini sociali e nell’eventuale apertura e ripresa dell’economia mondiale.”

L’immagine del gregge, spesso richiamata a proposito delle inoculazioni, ci mostra vividamente a che cosa si riduce il popolo sovrano nello Stato terapeutico: una mandria di sudditi acritici e obbedienti, che conosce i propri processi mentali assai meno di chi la pilota e delega completamente all’autorità, investita di proiezioni genitoriali, le decisioni più sacre, rinunciando ad esercitare l’autodeterminazione sul proprio corpo e in ultima analisi anche il diritto alla salute, visto che la sua salute individuale, in tutto questo processo, è una variabile irrilevante. Se fosse rilevante, lo Stato non cercherebbe di forzare il suo consenso con intimidazioni o ricatti, non si userebbe costantemente il terrore per indebolire e dividere le persone, le voci critiche dei ricercatori veri non sarebbero censurate ferocemente, i medici scrupolosi non sarebbero costantemente minacciati di radiazione, alla TV non si organizzerebbero processi sommari nei confronti di medici che guariscono i loro pazienti senza vaccino né si darebbe autorevolezza solo ai testimonial del prodotto da vendere, presentati come il non plus ultra della scienza medica. Nemmeno si parlerebbe con insistenza di obblighi o di ritorsioni per i renitenti.

Ad essere onesti, la scienza e l’etica non c’entrano proprio con questo scenario. La scienza procede per critiche e confutazioni, non per plotoni d’esecuzione televisivi o per campagne di odio e di epurazione. L’etica non tratta le persone come mezzi in vista di un fine, buono o cattivo che sia. Come ci spiegano senza infingimenti questi esperti statunitensi, si tratta in realtà di marketing. Un marketing fondato sulla paura, spietato e degradante, la cui reason why per fornire il proprio consenso al prodotto insindacabile è un simulacro di libertà da riconquistare a prezzo della cessione della propria autodeterminazione sul corpo e della disponibilità a rinunciare ai propri diritti inviolabili. Nello Stato terapeutico, insomma, non c’è spazio per concetti obsoleti come libertà, democrazia, integrità, pensiero critico. Si tratta di un pessimo segnale. Come ci ha mostrato tante volte la storia, se il popolo accetta di essere ridotto a gregge, non potrà mancare il pastore che ne assumerà la guida. Non certo nel suo interesse.


[1] Manipolare con la paura e il conformismo. Il lato oscuro della psicologia e della sociologia, S.P. luglio 2020.

[2] https://www.ukcolumn.org/sites/default/files/documents/25-options-for-increasing-adherence-to-social-distancing-measures-22032020.pdf

[3] https://www.modernatx.com/mrna-technology/mrna-platform-enabling-drug-discovery-development

[4] https://hbswk.hbs.edu/item/how-influencers-celebrities-and-fomo-can-win-over-vaccine-skeptics