Risvegliare il Femminile per un popolo sovrano e consapevole

A guardarsi intorno e a leggere i giornali ogni giorno c’è da morire di rabbia e di sconforto. Il sistema neofeudale fondato sul liberismo economico si regge sull’ingiustizia, sul controllo e sulla menzogna sistematica. Solo così è stato possibile svuotare di contenuto la nostra Costituzione, impoverire i cittadini, svendere le imprese pubbliche, disattivare la sovranità monetaria (che continua ad esistere, benché deliberatamente ignorata dalla classe politica), inculcare a reti unificate e per decenni l’idea che lo stallo economico dell’Italia sia il colpevole risultato della spesa pubblica, anziché l’effetto voluto e perverso del tradimento di una classe politica asservita ad interessi privati e incompatibili con la Costituzione.

Lo sconforto viene dal vedere ogni giorno come le decisioni più importanti vengano prese al di fuori di ogni trasparenza o addirittura al di fuori delle sedi istituzionali, a cominciare dalla famosa lettera privata di Andreatta a Ciampi del 1981, con la quale è iniziata la rinuncia dello Stato alla sovranità monetaria, per arrivare fino alla catena cortissima del MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), discusso al di fuori del Parlamento, mentre i media si occupano d’altro. Ma potremmo riferirci, per esempio, all’Eurogendfor, la polizia europea svincolata dalla legge, al patto con Obama e le multinazionali del farmaco per i vaccini nel 2014 (il GHSA, di cui nessuno conosce le clausole), all’imposizione del 5G, nonostante i pericoli accertati per la salute. A chi li osserva con sguardo critico, i mass-media (con pochissime e marginali eccezioni) appaiono niente più che casse di risonanza di poteri non istituzionali e di interessi privati, più forti di qualunque maggioranza politica, che regolarmente se ne fa interprete a danno dei cittadini.

Non credo che se ne esca semplicemente dando vita ad altri partiti o movimenti politici. La parabola del M5S è abbastanza istruttiva al riguardo. Nonostante le buone intenzioni, il meccanismo violento del potere schiaccia, espelle o ricatta chi accetta la sfida di portare istanze etiche nella politica. Siamo esseri piuttosto primitivi, da questo punto di vista. Il nostro mondo capitalista (che non è certo l’unico possibile, se si guarda ad altri tempi e ad altri luoghi), a parte la parentesi keynesiana, a cui è ispirata la nostra Costituzione del ’48, ha trasferito nei rapporti umani la legge della giungla, legittimandola come benefica e naturale. Non che prima del capitalismo in Occidente vigessero la giustizia e l’armonia (bisogna risalire al Neolitico, cioè a 8000 anni fa, per trovare una società fondata sul femminile, pacifica ed egualitaria, come sostiene Marija Gimbutas), però l’ideologia neoliberista è riuscita nell’impresa di portare la guerra, la divisione e la competizione dentro ciascuno di noi e di renderci schiavi a nostra insaputa.

La politica è così marcia e corrotta perché è nutrita da una visione animalesca dei rapporti umani. Noi umani siamo anche, benché non solo, animali – animali umani, appunto. In quanto animali, eredi delle esperienze spesso tragiche e violente dei nostri antenati, codificate nei nostri geni, abbiamo sviluppato una mente genetica, adatta alla sopravvivenza. E poiché ciascuno di noi ha dentro di sé una parte maschile e una femminile, in quanto discendente di un padre e di una madre, portiamo in noi un maschile e un femminile animale: il primo, orientato alla supremazia, alla lotta, alla competizione e al dominio; il secondo, alla cooperazione, alla cura della prole, alla relazione e alla pace. Questo almeno ci ha insegnato la nostra storia passata; non si tratta necessariamente di un destino scritto nel libro della natura.

Tuttavia, è presente in noi anche una coscienza spirituale, creativa e più elevata. Siamo esseri fatti di corpo, mente e spirito. Come uno schiacciasassi, il capitalismo neoliberista ha asfaltato la dimensione spirituale e ci ha ridotti a materia, a puri e semplici consumatori, quando non ad anonimi e smemorati sudditi, asserviti ad un sistema creato per drenare ricchezza dai poveri ai ricchi. Finché restiamo nel paradigma della mente animale e ignoriamo la nostra parte spirituale, non ne verremo fuori. Questo gioco non ammette outsiders e non lo si cambia rimanendoci dentro.

Dobbiamo ripristinare la nostra integrità perduta. Dobbiamo farlo per noi stessi, per ritrovare l’armonia interiore, e per il mondo in cui viviamo, prima che sia troppo tardi. Occorre uscire dallo schema predatorio, dal gioco a somma zero – mors tua, vita mea – e riscoprire in noi il senso della connessione con gli altri e con l’universo. Il trionfo del maschile animale, violento e predatorio, che ha comportato storicamente la repressione e la sottomissione dei valori femminili, ha danneggiato la nostra coscienza, la nostra vita associata e l’ambiente in cui viviamo. Come tutti i modelli unilaterali, ha prodotto squilibrio, dolore e morte. Dobbiamo rendercene conto e cambiare rotta.

L’unica strada percorribile, secondo me, è il risveglio del Femminile spirituale. L’essenza spirituale è unica, di per sé, e non ha genere. Comporta però caratteristiche complementari e nel nostro mondo quelle femminili (senso della connessione, amore spirituale, intuizione, creatività, bellezza eccetera) sono state particolarmente schiacciate, nell’uomo e nella donna. Non saremmo a questo punto se la nostra storia non avesse cancellato la presenza del femminile con sistematica ferocia. Maschile e femminile spirituali non sono opposti; lo sono il femminile spirituale e il maschile animale. Per questo occorre concentrarsi sul femminile spirituale, come sul naturale antidoto al male che ci affligge.

Abbiamo bisogno di un’economia al femminile (spirituale, non animale), di una politica al femminile, di una scienza al femminile, di una cultura al femminile, di mass-media al femminile. Non possiamo continuare a vivere per accumulare o per lasciarci sfruttare. Non basta far entrare le donne nella stanza dei bottoni. Non tutte le donne, come non tutti gli uomini, hanno sviluppato un femminile spirituale. Occorre molto di più. Occorre cambiare se stessi, tutti quanti, attraverso un percorso di consapevolezza, fatto di impegno, responsabilità, rispetto, etica e giustizia. Trasformare se stessi e la propria mente animale è l’impresa più difficile, ma anche la più necessaria ed entusiasmante. E non si fa da soli. Non è un semplice processo di conoscenza, ma un concretissimo lavoro quotidiano su noi stessi, sulle nostre emozioni, credenze ed eredità genetiche, per il quale serve l’aiuto di una rete di persone che apprendono insieme. Dobbiamo smettere di delegare a qualcun altro i nostri interessi e il nostro futuro e assumerci la responsabilità di risvegliarci alla nostra integrità e completezza.

Per questo è nato Rebis, un gruppo indipendente di confronto, di studio e di formazione senza scopo di lucro nel quale si può crescere insieme giorno per giorno nella consapevolezza della parte più elevata di noi stessi. Rebis è un gruppo pluralista, non confessionale, apolitico nel senso che non è schierato e non partecipa alla lotta politica, ma sommamente politico nel senso dell’impegno civile e della solidarietà sociale. Possono collaborare tutte le persone – uomini e donne, di ogni nazionalità, credo o fede politica – che ne condividono gli scopi, che intendono contribuire in qualche modo e che vogliono impegnarsi nella trasformazione della propria mente animale per risvegliare la coscienza spirituale e diventare cittadini sovrani e consapevoli. La sovranità, infatti, ci è stata tolta da un pezzo e solo con un duro lavoro su di noi saremo in grado di riprendercela.

Rebis ha un blog (www.grupporebis.org), con sezione in Inglese e Spagnolo, e una Pagina Facebook (Rebis – Il risveglio del Femminile per un popolo sovrano e consapevole), con relativo Gruppo di discussione. Nel sito di Sovranità popolare c’è uno spazio dedicato. Sabato 8 febbraio, a Milano, si svolgerà il primo seminario di Rebis aperto al pubblico e sarà possibile partecipare alla cena di gruppo. Chi vuole conoscerci o partecipare può scrivere a grupporebis@gmail.com

Articolo pubblicato su Sovranità popolare n° 7, novembre 2019

Rebis: il risveglio del Femminile spirituale

Articolo pubblicato l’8 ottobre 2019 su Olistic News.

Il Rebis (dal latino Res bina, cosa doppia), è il simbolo alchemico dell’unione degli opposti. Gruppo di studio informale, nato da un’idea di Patrizia Scanu, psicologa, Gestalt Counsellor e docente al liceo delle Scienze Umane di Alba in Piemonte, si propone di dare spazio alla riflessione sulla profonda crisi globale che sta attraversando questo mondo prodotto da decenni di ideologia neoliberista. Se ne ricercano le cause nel secolare squilibrio fra maschile e femminile, che ha prodotto una frattura nell’integrità della persona umana, fatta di corpo, mente e spirito, e ridotto al lumicino la componente spirituale.

Il gruppo di lavoro, assolutamente laico e dialogico, si propone di dare vita ad un vasto movimento di opinione che stimoli la presa di coscienza collettiva dei valori e delle qualità femminili, schiacciati e silenziati da secoli di repressione, soprattutto religiosa.

Rebis è un gruppo di persone, uomini e donne, che intendono riflettere sul modo in cui lo sviluppo di una spiritualità di qualità femminile possa contribuire ad elevare il livello delle coscienze e di conseguenza della vita civile. Il Femminile qui è da intendersi in senso energetico, come femminile interiore, presente sia nelle donne sia negli uomini.

“Siamo convinti che non si potrà cambiare nulla a livello politico finché le persone non matureranno una consapevolezza profonda della propria natura spirituale, intesa nel senso più alto e laico del termine. E dell’essenza spirituale, che in sé non è né maschile né femminile, una componente essenziale, quella femminile, è stata a lungo soffocata e repressa. Pensiamo ci sia bisogno di recuperare l’equilibrio perduto per ricostituire l’integrità dell’essere umano. Senza un riequilibrio fra le due energie, il maschile e il femminile spirituale, questo mondo è condannato. Solo ritrovando l’integrità della propria essenza si può pensare di costruire un mondo più evoluto, superando le bassezze dell’attuale contesto politico e le dolorose lacerazioni di una società costruita sulla competizione e sul possesso”.

Il gruppo di studio non ha niente a che fare con il movimento femminista né si propone di creare una “riserva” per sole donne. Qui le donne e gli uomini hanno un ruolo assolutamente paritario. Rebis dovrebbe essere la casa degli uomini che hanno fatto pace con il femminile e delle donne che, valorizzando il femminile, hanno fatto pace con il maschile. Tutti – uomini e donne – nel rispetto delle innegabili differenze, hanno da guadagnare dallo sviluppo integrale della propria coscienza spirituale.

Lo scopo del gruppo di studio è proporre modelli alternativi di comportamento personale, di gestione delle relazioni fra persone, di azione civile e politica che aiutino le persone a uscire dall’isolamento e dalla competizione neoliberista e a costruire una società migliore ed evoluta. Non si tratta solo di discutere, ma anche e soprattutto di agire e di imparare. Le attività si declinano in organizzazione di eventi, corsi, seminari e momenti d’incontro. Si prevede la promozione di iniziative sociali e politiche, intendendo per “politico” ciò che riguarda la polis, ovvero al vita della comunità dei cittadini. Si occuperà di formazione e informazione. Solo dallo sviluppo della consapevolezza dell’intero potenziale umano può nascere, infatti, una visione del futuro fondata sui valori autenticamente spirituali che ispirarono la Costituzione italiana del 1948.

A quei valori di uguaglianza sostanziale, solidarietà, partecipazione, cooperazione, bellezza, responsabilità, giustizia, traditi da decenni di politiche asservite all’interesse di pochi e subordinate al dogma dei mercati, Rebis s’ispira per dare sostanza civile agli argomenti scelti per la riflessione. Dimensione spirituale e dimensione politica sono interdipendenti, sebbene Rebis non sia né un movimento politico né un gruppo d’ispirazione religiosa.

È un gruppo aperto alla collaborazione di uomini e donne altamente motivati a compiere questo percorso personale e collettivo di trasformazione delle coscienze, che condividano questa visione di fondo e siano disponibili a dare un contributo di idee e di azione al lavoro del gruppo. Persone belle e validissime si stanno impegnando con entusiasmo a produrre idee e progetti per questo gruppo. Ne puoi far parte anche tu. Puoi iscriverti al Gruppo Rebis su fb oppure scrivere una mail a grupporebis chiocciola gmail.com.

Patrizia Scanu

Condizione femminile o condizione del femminile? Un cambiamento di prospettiva

Quando si parla di condizione femminile, sembra naturale pensare alle donne e alle loro battaglie secolari per ottenere pari dignità e diritti rispetto agli uomini. Senza scomodare le notizie a volte tremende che arrivano da Paesi lontani, nei quali l’integrità, la libertà, la salute e i diritti civili, politici e sociali delle donne vengono clamorosamente ignorati tuttora, è istruttivo ricordare come secoli di supremazia maschile abbiano costantemente relegato le donne in posizione subalterna anche qui in Europa. L’emancipazione femminile, faticosa, tardiva e mai completata, permise alle donne, prima equiparate ai bambini e ai deboli di mente, considerate emotive, volubili e inaffidabili ed escluse dai luoghi del potere, dai gradi più elevati dell’istruzione e dalle professioni “maschili”, di occupare nella società un posto meno marginale e ruoli più autonomi e significativi.

Gli infiniti abusi subiti dalle donne per millenni, il trattamento degradante a cui esse furono spesso sottoposte anche nei luoghi di lavoro, la privazione della libertà di scelta, la svalutazione del loro ruolo sociale e della loro intelligenza, le disuguaglianze di cui furono vittime, spesso vissute con senso di ingiustizia e di risentimento, la repressione delle loro qualità interiori, le umiliazioni continue, la costrizione all’obbedienza, al sacrificio e alla sottomissione in famiglia sono eredità pesanti e dannose, conservate e tramandate dalla memoria collettiva. Ce le portiamo dentro di noi, nessuno escluso, come memoria genetica, familiare, sociale. Tutti abbiamo alle spalle nonne, prozie, bisavole, antenate di innumerevoli generazioni dietro di noi che hanno vissuto stupri, violenze, soprusi di ogni tipo, che si sono sacrificate per i figli, che hanno rinunciato a se stesse, che hanno dovuto sottomettersi, adeguarsi, arrendersi, sopportare l’ingiustizia, lo svilimento, la sopraffazione, l’assenza di diritti.

E poiché, anche e soprattutto quando è inconsapevole, la memoria genetica agisce nel profondo di noi stessi e costituisce il patrimonio inconscio di esperienze con il quale veniamo al mondo e dal quale attingiamo ogni giorno per affrontare il quotidiano, delimitando il repertorio delle nostre azioni libere e volontarie, ad uno sguardo più attento la condizione femminile ci porta a riflettere sulla condizione del femminile. Non si tratta della stessa cosa: la condizione del femminile non coincide con la condizione delle donne, ma con lo stato di dolorosa repressione del principio spirituale femminile che affligge tutti, uomini e donne, anche emancipate e liberate, in quanto tutti discendenti da una linea genetica materna e membri di una cultura, dunque portatori dell’eredità del vissuto delle generazioni precedenti. Un’eredità gravosa ed opprimente, che ci rende deboli, squilibrati e ignari delle enormi potenzialità della nostra natura e ci fa perpetuare lo schema della scissione interiore, della contrapposizione fra maschio e femmina che è frattura fra le due parti della nostra Coscienza spirituale.

Anche se non vogliamo e non sappiamo, infatti, conserviamo in noi il senso di ingiustizia, di fallimento, di impotenza, di frustrazione, di rancore, di paura, di rabbia, di colpa e di sacrificio delle nostre antenate e sabotiamo in questo modo le nostre vite, impedendoci di realizzare la pienezza del nostro essere. Non importa se siamo maschi o femmine, perché tutti abbiamo una madre e ce la portiamo dentro. Anche se umiliato e schiacciato, il Femminile rimane dentro di noi e aspetta di essere liberato. La degradazione delle donne ha avuto come risultato la repressione del Femminile in ciascuno di noi e un enorme danno alla nostra integrità. Umiliando la donna, l’uomo ha assurdamente umiliato metà di se stesso. Umiliando il proprio femminile interiore, ha ulteriormente svalutato il femminile delle donne e creato un mondo invivibile. Molti uomini disprezzano nelle donne ciò che rinnegano in se stessi. Subendo questa umiliazione, le donne hanno perso il contatto con il loro Maschile spirituale e spento il loro Femminile interiore. La supremazia dell’uno sull’altro è un’inutile vittoria contro se stessi.

Abbiamo tutti bisogno di integrità, di essere interi, ciascuno a modo suo. Certamente le donne hanno un più facile accesso al Femminile (sempre che non sia stato completamente schiacciato) e gli uomini al Maschile, ma hanno bisogno dell’altra metà per essere se stessi, ovvero esseri divini, e non deboli e passivi epigoni del passato della stirpe. Ma poiché la condizione del Femminile spirituale è ora penosa per entrambi, da lì bisogna incominciare. Rebis nasce proprio con questa finalità: risvegliare e rigenerare il Femminile spirituale per rendere possibile a tutti noi il recupero di tutte le energie e le potenzialità smarrite in un assurdo e devastante conflitto, che ci degrada e ci consegna ai meccanismi della nostra mente animale. Dove non c’è Coscienza spirituale, infatti, resta attiva solo la nostra parte animale umana e vengono meno libertà e consapevolezza.

Che il risveglio del Femminile (spirituale, non animale) sia necessario per trasformare questo mondo in qualcosa di meglio, è palese in ogni ambito della vita associata: nella politica, dove vigono incontrastate le leggi della forza, della violenza e della sopraffazione, proprie del maschile animale; nell’economia, dove la diffusione dell’ideologia neoliberista, finalizzata alla lotta di classe dei ricchi e dei potenti, anziché al bene comune, ha infettato le menti con i germi dell’individualismo, della competizione, della legge del più forte, anch’essi propri del maschile animale; nella società, nei mass media, perfino nella scuola, dove ogni cura viene posta nel farcire le menti addormentate di un sapere standardizzato, funzionale al mantenimento di un basso livello di coscienza e a stili di comportamento opposti ai principi di etica, responsabilità e giustizia, propri della Coscienza spirituale.

In una società che dà valore al femminile spirituale, si dà spazio alla cooperazione, all’equità, all’integrità, al rispetto, alla consapevolezza, alla partecipazione, alla cultura, all’ambiente, al bene comune, alla bellezza, ai valori più elevati. Non è una prospettiva spiacevole né astratta, perché ciò che facciamo agli altri, lo facciamo a noi stessi, che ci piaccia o no. Si tratta solo di rendersene conto e di diventare esseri completi e cittadini sovrani e consapevoli. Tanto non ci salveremo altrimenti, né come individui né come umanità. Continuare a sabotare noi stessi ci porterà all’autodistruzione. Vale perciò la pena di darci da fare a ripulire le lordure del passato e a lasciarcelo definitivamente alle spalle. Rivitalizzare il Femminile vorrà dire allora ritrovare finalmente noi stessi e il sentiero smarrito del nostro ritorno a casa.

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