Quando le parole sono muri. Esclusione morale e apartheid nella società postdemocratica

In 1984, George Orwell, membro della Fabian Society come Aldous Huxley, autore dell’altro celebre romanzo distopico, Brave New World, ci ha descritto il potere immenso della parola di definire la realtà, di tracciare i confini del pensabile e del dicibile, di programmare la mente dell’uomo-massa. Lo faceva a ragion veduta, data la sua conoscenza dei progetti dei Fabiani di una dittatura collettivista mondiale da realizzarsi subdolamente e sotto le mentite spoglie della democrazia, utilizzando la tattica graduale di cui era stato maestro Quinto Fabio Massimo il Temporeggiatore, che grazie alla sua astuta pazienza era così riuscito a sconfiggere Annibale.

In entrambi i romanzi, la società che viene delineata è una società di caste, nella quale un’esigua minoranza di potentissimi padroni, detentori di tutte le ricchezze e soprattutto della conoscenza, dominano spietatamente una massa informe di schiavi inconsapevoli, ignoranti ed eterodiretti, controllati mediante il sesso e il piacere narcotico di una droga artificiale per Huxley, mediante il condizionamento mentale e lo spionaggio poliziesco per Orwell. Ma in realtà il condizionamento e il controllo sono alla base di entrambe le società.

Che la nostra democrazia, mai del tutto compiuta, abbia subito un processo involutivo che l’ha portata a diventare un guscio vuoto, è cosa già detta e risaputa: fra le tante tappe della distruzione sistematica dei diritti e della sovranità popolare, basti pensare al Piano di Rinascita democratica di Licio Gelli, che il Venerabile della P2 si dichiarava soddisfatto di vedere realizzato in Italia in un talk show su Odeon TV dell’ottobre 2008 (si può trovare una sintesi su Il Sole 24 ore del 31 ottobre 2008) e al processo di progressivo esproprio di ogni residuo di partecipazione dei cittadini o di trasparenza delle scelte politiche. Ormai nemmeno il voto conta più, vista la successione di governi imposti dall’alto e pilotati dall’estero, e perfino la libertà personale, di espressione e di manifestazione non vale più nulla, dopo le misure liberticide quanto inutili degli arresti domiciliari di massa, dopo le pesanti limitazioni alle ormai continue e sempre più vaste manifestazioni di piazza contro il marchio verde e dopo la censura sempre più soffocante che taglia fuori ogni voce critica dai social media e dai media ufficiali, RAI compresa, fino allo sproloquio autoritario di Mario Monti, che arriva a dire a La7 “comunicazione di guerra significa che ci deve essere un dosaggio dell’informazione. Bisogna trovare delle modalità meno democratiche. Abbiamo accettato limitazioni molto forti alla nostra libertà di movimento. Il governo istruito dalle autorità sanitarie dovrebbe tenere le redini di questo modello di comunicazione” (“In Onda”, 26/11/2021). Sembra ormai sdoganata la torsione totalitaria del potere esecutivo, nel silenzio imbarazzante e colpevole della Magistratura e nell’inerzia dei parlamentari e della Presidenza della Repubblica. Mentre siamo distratti da inutili conflitti fra buoni e cattivi cittadini, si sta realizzando sotto i nostri occhi una società distopica.

La narrazione pandemica che ci ha condotti a questo punto ha fatto un uso orwelliano del linguaggio ed ha potuto esercitare la sua influenza condizionante su una popolazione già addomesticata da decenni di bugie mediatiche. La tecnica con cui si modella la percezione della realtà attraverso il linguaggio si chiama framing. Se chiamo “patto di stabilità” lo strangolamento della spesa per i servizi ai cittadini, come scuola, sanità e tutele, certo la cosa sembra meno immorale. Se chiamo “euroscettico” chiunque osservi con preoccupazione che l’Unione europea è un’istituzione ben poco democratica, in mano a gruppi di potere non eletti dai cittadini, lo addito subito moralisticamente come un egoista che non ha a cuore il bene comune e il sentimento comunitario degli Europei. Se chiamo “responsabilità” l’obbedienza cieca alle irrazionali e sproporzionate misure coercitive adottate dal Governo per fronteggiare senza grande successo e non senza gravi errori un virus (non certo una novità per la specie umana), chi non obbedisce perché le trova appunto irragionevoli e sproporzionate passa subito per un irresponsabile ed un nemico della salute pubblica. Se chiamo con disprezzo “no-vax” chiunque osi avanzare dubbi su qualunque aspetto della campagna vaccinale, perfino chi ha chiesto aiuto in ospedale per gli strani e spesso gravi effetti avversi dell’inoculazione, immediatamente suggerisco l’idea di una irragionevole e ottusa opposizione di principio ad una misura doverosa e “scientifica”. Se chiamo “scienza” le affermazioni apodittiche dei produttori di farmaci e dei loro testimonial televisivi in camice bianco e me ne arrogo l’esclusiva, suggerisco ad un pubblico poco istruito l’idea grottesca che la scienza medica sia una sequenza di verità apodittiche, a cui credere come articoli di fede di una vera e propria religione sanitaria, mentre la realtà è che la scienza è dubbio, critica, prove, confutazioni e confronto di posizioni e soprattutto un sapere radicalmente opposto rispetto ad ogni principio di autorità. In questo modo, capovolgo la verità dei fatti e posso attribuire a chi dispone ancora di un pensiero critico, cioè di una visione scientifica della questione, perfino se premio Nobel o ricercatore di chiara fama, la patente di somaro, sorcio, no-vax, complottista, ignorante, parassita, evasore vaccinale e chi più ne ha più ne metta. Ma questo è possibile solo perché i media si sono resi complici di questa miserabile guerra all’intelligenza e alla libertà. La neolingua ha bisogno di ripetitori per entrare nelle teste e plasmare la visione del mondo.

La quantità quotidiana di menzogne, di affermazioni contraddittorie e assurde, di attacchi vergognosi alle persone, vomitati a reti unificate ha ormai ampiamente superato il livello di guardia. Per rendersi conto della continua manipolazione, basta osservare come la parola sia usata per denigrare, per svalutare, per screditare, per dividere, per costruire recinti della mente, anziché ponti fra le persone. La democrazia si nutre di dialogo e di tolleranza, il totalitarismo di ostilità e di esclusione morale. Siamo ormai in un sistema post-democratico e il linguaggio dei media è sempre più quello dei regimi totalitari.

In psicologia, si chiama “esclusione morale” il fenomeno per il quale un gruppo di persone, percepito come distinto dal proprio gruppo, viene fatto oggetto di discriminazione, fino alla violenza, perché i suoi membri vengono considerati indegni di considerazione e di rispetto, come se non si applicassero a loro le norme morali comunemente seguite. Il processo è graduale, e comincia con il semplice etichettamento di un altro gruppo (“no-vax”, per esempio). Se poi la discriminazione è sostenuta dall’autorità e per di più in un clima di paura e di esercizio arbitrario della legge, come quello attuale, che manda la razionalità in soffitta e crea caos normativo, il potenziale per la violenza diffusa è alto. Lo psicologo comportamentista Albert Bandura indicava come risultato del “disimpegno morale”, ovvero della deresponsabilizzazione del singolo rispetto alle conseguenze dannose dei suoi atti, la deumanizzazione della vittima e l’attribuzione di colpa: la vittima cessa di meritare il rispetto dovuto ai propri simili e appare meritevole del danno che le si infligge. La vittima della violenza e della discriminazione deve apparire colpevole perché il carnefice possa liberarsi dal senso di colpa. È sulla base di un meccanismo psicologico di questo tipo che nei regimi totalitari le persone possono compiere atrocità restando convinte di essere nel giusto.

Ogni potere assoluto ha bisogno di creare consenso mediante un’ideologia totale, che pretenda di spiegare ogni aspetto della realtà. E quale ideologia può essere più potente di una fede cieca ammantata di (falsa) scienza, che un’autorità dalle (illusorie) connotazioni paterne diffonde senza opposizione su una massa spaventata? Seminare zizzania e divisione nel popolo, mentre lo si conduce al macello, è il più classico metodo di governo. Per questo la figura del nemico del popolo è necessaria: serve un (falso) bersaglio per l’aggressività del gregge. Il fango mediatico innesca contro i dissidenti i due minuti d’odio indispensabili a neutralizzare ogni velleità di opposizione al nemico vero.

In questo modo si giustifica agli occhi delle masse ipnotizzate il vero e proprio regime di apartheid dei non vaccinati, bambini e ragazzi compresi, che entrerà in vigore a dicembre. La segregazione sembrava un ricordo del passato e invece è sotto i nostri occhi. Distruggerà quello che resta dell’economia italiana e di una società un tempo ben più sana. Distruggerà il cuore e l’anima di chi la accetterà come giusta o inevitabile, perché crede di preservare così la (falsa) libertà di far parte di un sistema completamente marcio e di dire di sì ad ogni ricatto successivo. Ma c’è un’altra libertà, quella vera. La libertà di dire di no. No alla discriminazione, alla sottomissione, alla rinuncia alla propria dignità e ai propri diritti. A ciascuno la sua scelta. Anche a chi ha ordito questo orrore. Il momento della verità arriva per tutti. Historia docet.

La persecuzione dei sani e i nuovi paria nella scuola di regime

La categoria di “sano” è scomparsa dal nostro linguaggio. La psicopandemia, quale mezzo diabolico per frantumare la coesione sociale e i diritti costituzionali attraverso la paura e l’arbitrio, ha riprogrammato le menti a percepire soltanto le categorie di “contagiato” e di “asintomatico”, il secondo come sottoinsieme del primo. Non è più permesso definirsi “sani”, ma solo come “asintomatici”, cioè potenzialmente infettivi e untori per qualcun altro. In questo psicodramma collettivo, i ruoli si sono capovolti: non sono più i malati che contagiano (potenzialmente) i sani, ma sono i sani ad essere potenzialmente contagiosi, al punto che perfino i più osservanti sostenitori del siero miracoloso ne hanno una tremenda paura (dei sani), nonostante, appunto, la fede assoluta in quella che chiamano “scienza” e nei suoi ritrovati salvifici. Non c’è modo di far rilevare la contraddizione. Che minaccia potrebbe mai costituire un sano ad un soggetto protetto dal morbo pestifero grazie alla magica pozione? Se non ci crede lui, alla protezione, perché dovrebbe crederci il rinnegato della religione scientista? Ma la fede incrollabile non ammette dubbi di sorta e chi prova ad usare il punto interrogativo è in tutta evidenza un miscredente traditore e ignorante. Amen.

Per questo è cominciata la Grande Persecuzione contro i sani. Come il dottor Knock, personaggio di finzione che fa credere ai sani di essere ammalati per curarli, i sani devono essere stanati con un tampone a cicli di amplificazione esagerati per essere definiti “contagiati asintomatici”, sottoposti a quarantena, privati dei diritti costituzionali se, essendo sani e volendo mantenersi tali, preferiscono non sottoporsi alla sperimentazione del siero genico, data la probabilità molto alta di non ammalarsi di Covid in modo grave (oltre il 99,9%). Intanto, AIFA riporta 2 morti al giorno dopo l’inoculo e i dati EUDRA Vigilance e VAERS fanno venire brividi di orrore per l’enormità del disastro, naturalmente ignorati dalla TV, che descrive invece con toni drammatici e compiaciuti la terribile fine dei no-vax in ospedale.

Poiché non si piegano ed osano perfino farsi domande di buon senso, per esempio che senso abbia il lasciapassare verde, se anche gli inoculati possono ammalarsi e contagiare esattamente come chi ha ricevuto la sacra unzione e forse perfino di più, come testimoniato abbondantemente dai dati ufficiali israeliani e britannici, da tutti, a cominciare dalle cariche più alte dello Stato, e poi a seguire da giornalisti di regime, nani, ballerine e testimonial pubblicitari in camice bianco, vengono ingiuriati, vilipesi, additati come pericolosi delinquenti, da chiudere in casa come sorci, sterminare, internare, sottoporre a TSO, torturare in corsia, riempire di piombo come le folle di Bava Beccaris, privare dell’assistenza sanitaria, bullizzare senza pietà.

Ovviamente, tutto questo odio si giustifica con il fatto che la loro insopportabile rivendicazione di libertà personale costituisce una minaccia gravissima per la salute pubblica. Nella società dei servi, la libertà è un delitto. In un certo senso, dicono la verità. I sistemi totalitari non hanno mai trattato con benevolenza i dissidenti, specie se libertari. Li hanno definiti “pazzi”, “nemici del popolo”, “parassiti”, “terroristi” per dirigere su di essi la frustrazione delle folle schiavizzate dall’élite al potere. La criminalizzazione delle minoranze ha un nome in psicologia. Si chiama “esclusione morale” e consiste nel deumanizzare l’altro, nel considerarlo meno degno di essere trattato come umano, con il risultato di indebolire i freni morali di chi lo perseguita. Tutto diventa lecito nei confronti dei “sorci” subumani (Burioni dixit). Così nascono i pogrom e così il nazismo ha indotto l’odio verso gli ebrei. Questo per chi si ostina a dire che il nazismo era un’altra cosa: nei contenuti, certo, non nei meccanismi psicologici indotti dalla propaganda, che sono identici.

Come ci ha insegnato George Orwell, il linguaggio crea la realtà. Attraverso la definizione linguistica di un contenuto ideativo, se ne modifica la percezione collettiva. Se poi i media veicolano in modo martellante e con voce univoca gli slogan di regime, benché palesemente falsi e volutamente ingannevoli, la gente finisce con il credere che quella sia la realtà. Ora, nella narrazione di regime, i perseguitati diventano gli odiatori e i criminali, nemici del bene comune. In questo modo, si prepara la massa al minuto d’odio di cui ci racconta il romanzo 1984. La libertà è schiavitù, il sano è malato, chi dissente ti impedisce di essere libero, la vittima è il carnefice. La neolingua colpisce sempre le menti deboli e le priva di ogni difesa.

La persecuzione dei sani ancora liberi, chiamati con disprezzo e in blocco “no-vax”, produce violenza sociale, degrado morale e civile, distruzione economica e infinita quanto inutile sofferenza. Infine, genera nuovi paria, nuovi intoccabili, nuovi reietti. La scuola e l’Università, quest’anno, riaprono all’insegna dell’esclusione morale e della discriminazione più bieca. Buttati fuori come delinquenti i docenti che non si piegano al decreto liberticida, con il plauso dei sindacati. Se in classe c’è un no-vax (e come si fa a saperlo? Alla faccia della privacy), tutti gli studenti sono costretti a tenere la mascherina. Se non accettano di fare da cavie ad un farmaco che non migliora la loro salute, quando non la danneggia, i ragazzi non possono fare sport, mangiare la pizza con gli amici, frequentare una biblioteca o un museo, andare all’Università. Il ricatto è più che giustificato agli occhi dei padroni per ottenere lo scopo di piazzare una fiala; il danno psicologico appare irrilevante al loro sguardo algido. La pressione al conformismo del gruppo dei pari farà il resto. Non mancheranno la delazione, il bullismo, l’aggressione e l’induzione al suicidio. E questo incitamento all’odio sarebbe per la salute pubblica. Tutto normale agli occhi dei ciechi.

Non siamo nel 1938, è anche peggio. Stanno distruggendo la vita a migliaia di giovani e riducendo sul lastrico migliaia di famiglie per un bieco programma politico di controllo sociale che con la salute non c’entra palesemente nulla. Se lo accetterete, ne sarete complici e vittime subito dopo. Perciò reagite e togliete i vostri figli dall’orrore. Salvateli in qualunque modo. Fateli vivere sereni e integri. Ma non coltivate rabbia, paura, odio, senso di ingiustizia. Questo fa il gioco degli psicopatici che vogliono cibarsi della sofferenza dell’umanità e godono della divisione. Per quanto si accaniscano, infatti, la cattiveria ha l’effetto del secchio di acqua gelata sulla coscienza della gente che dorme. Vivete nell’amore, nella giustizia e nella gioia e guardate oltre: il male richiama sempre il suo contrario. Ai responsabili di questo scempio ci penserà il karma, insieme all’elevazione della coscienza collettiva. Ogni azione ha un biglietto di ritorno. E questo è a breve scadenza, non temete.

Post Scriptum: Un punto interrogativo io ce l’avrei, purtroppo. Quale è il vero Sergio Mattarella? Quello che il 5 settembre ha detto: “Non si invochi la libertà per sottrarsi alla #vaccinazione, perché quell’invocazione equivale alla licenza di mettere a rischio la salute altrui e in qualche caso di mettere in pericolo la vita altrui”? Oppure quello che il 25 aprile diceva: “La storia insegna che quando i popoli barattano la propria libertà in cambio di promesse di ordine e tutela, gli avvenimenti prendono sempre una piega tragica e distruttiva”? Così, per capire…

Articolo pubblicato su Sovranità popolare, n° 5/2021.

La comunicazione nell’era Covid

Questa intervista è stata condotta da un gruppo di professionisti aderenti all’associazione Consensus Ars Medica e pubblicata sul sito dell’Associazione.

Giovanni Masciarelli, insieme a Consensus Ars Medica, ha intervistato la dott.ssa Patrizia Scanu, psicologa, Gestalt counsellor e formatrice. Abbiamo chiesto la sua opinione sulla comunicazione nell’era Covid.

Con il motto “io resto a casa” è avvenuta una trasformazione nella comunicazione di massa. L’informazione martellante e totalizzante ha assunto caratteri manipolatori generando profondi stati paura. Di conseguenza si è trasformato il tessuto di relazioni su cui si fondano la società, la famiglia, il mondo del lavoro e della scuola.

Nel tempo la manipolazione si è condita di diffidenza, censure, violenze verbali e criminalizzazioni fino a minacce di sospensioni e radiazioni dal proprio lavoro. Ciò ha portato a profonde divisioni. Le persone sono state messe le une contro le altre in ogni contesto sociale.

D’altro canto si è diffusa una mentalità nuova che ha dato origine a esperienze di aggregazione inaspettate e innovative in diversi settori. Qui la comunicazione ha ripreso il suo ruolo di collante, mettendo in relazione persone provenienti da esperienze molto differenti tra loro. La condivisione e la ricerca di vicinanza sono tornate protagoniste nel tessere relazioni umane.

Nel primo video, la dottoressa Patrizia Scanu analizza la comunicazione del mainstream: giornali, televisioni, social.

Comunicazione e manipolazione

Nella seconda parte del video ci parla delle problematiche nelle comunità dei giovani e nella scuola.

Parte seconda: Educazione e bisogni dei giovani

Per approfondimenti:

www.sinergeticapsi.org, www.patriziascanu.it , libro: Emergenza Scuola

Relativamente ai suicidi in adolescenza:

Relativamente all’uso improprio della psicologia sociale:

Relativamente a come è stato pianificato in UK lo Stato della paura:

https://www.lauradodsworth.com/a-state-of-fear