Negli anni della pandemia, la scuola è stata travolta da uno tsunami che l’ha trasformata da luogo dell’accoglienza e dell’inclusione a luogo della sofferenza e della discriminazione, con danni incalcolabili per bambini e ragazzi. Diventa urgente un intervento riparativo, ma non può evidentemente essere la scuola pubblica a rimediare.
Il libro presenta, sulla base di un’analisi dei bisogni eccezionali degli studenti vittime del disastro, una proposta di intervento educativo in due fasi, la prima riparativa e la seconda trasformativa, da realizzare nel contesto dell’istruzione parentale per gli allievi della scuola secondaria inferiore e superiore.
Oltre la scuola e l’homeschooling si rivolge a insegnanti e genitori che intendano educare e non solo istruire, per un mondo futuro più giusto e consapevole. Si ispira al modello umanistico dell’educazione integrale (che coinvolge corpo, mente, anima e spirito), trasversale, profonda, ricca, gioiosa e nella natura, guidata dalla creatività, dalla bellezza, dall’amore per la conoscenza e dal proposito di formare anime libere e capaci di sentire e di pensare.
La categoria di “sano” è scomparsa dal nostro linguaggio. La psicopandemia, quale mezzo diabolico per frantumare la coesione sociale e i diritti costituzionali attraverso la paura e l’arbitrio, ha riprogrammato le menti a percepire soltanto le categorie di “contagiato” e di “asintomatico”, il secondo come sottoinsieme del primo. Non è più permesso definirsi “sani”, ma solo come “asintomatici”, cioè potenzialmente infettivi e untori per qualcun altro. In questo psicodramma collettivo, i ruoli si sono capovolti: non sono più i malati che contagiano (potenzialmente) i sani, ma sono i sani ad essere potenzialmente contagiosi, al punto che perfino i più osservanti sostenitori del siero miracoloso ne hanno una tremenda paura (dei sani), nonostante, appunto, la fede assoluta in quella che chiamano “scienza” e nei suoi ritrovati salvifici. Non c’è modo di far rilevare la contraddizione. Che minaccia potrebbe mai costituire un sano ad un soggetto protetto dal morbo pestifero grazie alla magica pozione? Se non ci crede lui, alla protezione, perché dovrebbe crederci il rinnegato della religione scientista? Ma la fede incrollabile non ammette dubbi di sorta e chi prova ad usare il punto interrogativo è in tutta evidenza un miscredente traditore e ignorante. Amen.
Per questo è cominciata la Grande Persecuzione contro i sani. Come il dottor Knock, personaggio di finzione che fa credere ai sani di essere ammalati per curarli, i sani devono essere stanati con un tampone a cicli di amplificazione esagerati per essere definiti “contagiati asintomatici”, sottoposti a quarantena, privati dei diritti costituzionali se, essendo sani e volendo mantenersi tali, preferiscono non sottoporsi alla sperimentazione del siero genico, data la probabilità molto alta di non ammalarsi di Covid in modo grave (oltre il 99,9%). Intanto, AIFA riporta 2 morti al giorno dopo l’inoculo e i dati EUDRA Vigilance e VAERS fanno venire brividi di orrore per l’enormità del disastro, naturalmente ignorati dalla TV, che descrive invece con toni drammatici e compiaciuti la terribile fine dei no-vax in ospedale.
Poiché non si piegano ed osano perfino farsi domande di buon senso, per esempio che senso abbia il lasciapassare verde, se anche gli inoculati possono ammalarsi e contagiare esattamente come chi ha ricevuto la sacra unzione e forse perfino di più, come testimoniato abbondantemente dai dati ufficiali israeliani e britannici, da tutti, a cominciare dalle cariche più alte dello Stato, e poi a seguire da giornalisti di regime, nani, ballerine e testimonial pubblicitari in camice bianco, vengono ingiuriati, vilipesi, additati come pericolosi delinquenti, da chiudere in casa come sorci, sterminare, internare, sottoporre a TSO, torturare in corsia, riempire di piombo come le folle di Bava Beccaris, privare dell’assistenza sanitaria, bullizzare senza pietà.
Ovviamente, tutto questo odio si giustifica con il fatto che la loro insopportabile rivendicazione di libertà personale costituisce una minaccia gravissima per la salute pubblica. Nella società dei servi, la libertà è un delitto. In un certo senso, dicono la verità. I sistemi totalitari non hanno mai trattato con benevolenza i dissidenti, specie se libertari. Li hanno definiti “pazzi”, “nemici del popolo”, “parassiti”, “terroristi” per dirigere su di essi la frustrazione delle folle schiavizzate dall’élite al potere. La criminalizzazione delle minoranze ha un nome in psicologia. Si chiama “esclusione morale” e consiste nel deumanizzare l’altro, nel considerarlo meno degno di essere trattato come umano, con il risultato di indebolire i freni morali di chi lo perseguita. Tutto diventa lecito nei confronti dei “sorci” subumani (Burioni dixit). Così nascono i pogrom e così il nazismo ha indotto l’odio verso gli ebrei. Questo per chi si ostina a dire che il nazismo era un’altra cosa: nei contenuti, certo, non nei meccanismi psicologici indotti dalla propaganda, che sono identici.
Come ci ha insegnato George Orwell, il linguaggio crea la realtà. Attraverso la definizione linguistica di un contenuto ideativo, se ne modifica la percezione collettiva. Se poi i media veicolano in modo martellante e con voce univoca gli slogan di regime, benché palesemente falsi e volutamente ingannevoli, la gente finisce con il credere che quella sia la realtà. Ora, nella narrazione di regime, i perseguitati diventano gli odiatori e i criminali, nemici del bene comune. In questo modo, si prepara la massa al minuto d’odio di cui ci racconta il romanzo 1984. La libertà è schiavitù, il sano è malato, chi dissente ti impedisce di essere libero, la vittima è il carnefice. La neolingua colpisce sempre le menti deboli e le priva di ogni difesa.
La persecuzione dei sani ancora liberi, chiamati con disprezzo e in blocco “no-vax”, produce violenza sociale, degrado morale e civile, distruzione economica e infinita quanto inutile sofferenza. Infine, genera nuovi paria, nuovi intoccabili, nuovi reietti. La scuola e l’Università, quest’anno, riaprono all’insegna dell’esclusione morale e della discriminazione più bieca. Buttati fuori come delinquenti i docenti che non si piegano al decreto liberticida, con il plauso dei sindacati. Se in classe c’è un no-vax (e come si fa a saperlo? Alla faccia della privacy), tutti gli studenti sono costretti a tenere la mascherina. Se non accettano di fare da cavie ad un farmaco che non migliora la loro salute, quando non la danneggia, i ragazzi non possono fare sport, mangiare la pizza con gli amici, frequentare una biblioteca o un museo, andare all’Università. Il ricatto è più che giustificato agli occhi dei padroni per ottenere lo scopo di piazzare una fiala; il danno psicologico appare irrilevante al loro sguardo algido. La pressione al conformismo del gruppo dei pari farà il resto. Non mancheranno la delazione, il bullismo, l’aggressione e l’induzione al suicidio. E questo incitamento all’odio sarebbe per la salute pubblica. Tutto normale agli occhi dei ciechi.
Non siamo nel 1938, è anche peggio. Stanno distruggendo la vita a migliaia di giovani e riducendo sul lastrico migliaia di famiglie per un bieco programma politico di controllo sociale che con la salute non c’entra palesemente nulla. Se lo accetterete, ne sarete complici e vittime subito dopo. Perciò reagite e togliete i vostri figli dall’orrore. Salvateli in qualunque modo. Fateli vivere sereni e integri. Ma non coltivate rabbia, paura, odio, senso di ingiustizia. Questo fa il gioco degli psicopatici che vogliono cibarsi della sofferenza dell’umanità e godono della divisione. Per quanto si accaniscano, infatti, la cattiveria ha l’effetto del secchio di acqua gelata sulla coscienza della gente che dorme. Vivete nell’amore, nella giustizia e nella gioia e guardate oltre: il male richiama sempre il suo contrario. Ai responsabili di questo scempio ci penserà il karma, insieme all’elevazione della coscienza collettiva. Ogni azione ha un biglietto di ritorno. E questo è a breve scadenza, non temete.
Post Scriptum: Un punto interrogativo io ce l’avrei, purtroppo. Quale è il vero Sergio Mattarella? Quello che il 5 settembre ha detto: “Non si invochi la libertà per sottrarsi alla #vaccinazione, perché quell’invocazione equivale alla licenza di mettere a rischio la salute altrui e in qualche caso di mettere in pericolo la vita altrui”? Oppure quello che il 25 aprile diceva: “La storia insegna che quando i popoli barattano la propria libertà in cambio di promesse di ordine e tutela, gli avvenimenti prendono sempre una piega tragica e distruttiva”? Così, per capire…
Articolo pubblicato su Sovranità popolare, n° 5/2021.
Questa intervista è stata condotta da un gruppo di professionisti aderenti all’associazione Consensus Ars Medica e pubblicata sul sito dell’Associazione.
Con il motto “io resto a casa” è avvenuta una trasformazione nella comunicazione di massa. L’informazione martellante e totalizzante ha assunto caratteri manipolatori generando profondi stati paura. Di conseguenza si è trasformato il tessuto di relazioni su cui si fondano la società, la famiglia, il mondo del lavoro e della scuola.
Nel tempo la manipolazione si è condita di diffidenza, censure, violenze verbali e criminalizzazioni fino a minacce di sospensioni e radiazioni dal proprio lavoro. Ciò ha portato a profonde divisioni. Le persone sono state messe le une contro le altre in ogni contesto sociale.
D’altro canto si è diffusa una mentalità nuova che ha dato origine a esperienze di aggregazione inaspettate e innovative in diversi settori. Qui la comunicazione ha ripreso il suo ruolo di collante, mettendo in relazione persone provenienti da esperienze molto differenti tra loro. La condivisione e la ricerca di vicinanza sono tornate protagoniste nel tessere relazioni umane.
Nel primo video, la dottoressa Patrizia Scanu analizza la comunicazione del mainstream: giornali, televisioni, social.
Comunicazione e manipolazione
Nella seconda parte del video ci parla delle problematiche nelle comunità dei giovani e nella scuola.
Lunga intervista per Radio Studio 54 sul libro Emergenza scuola. I bisogni ignorati dei nostri figli nella crisi sanitaria. Molti suggerimenti per riuscire ad affrontare il grave disagio prodotto dal clima sociale e dalle misure sanitarie.
(SCANU) Dall’ultima volta che abbiamo parlato di scuola con Lei, so che ha pubblicato un libro insieme alla sua collega Giuditta Fagnani, dal titolo Emergenza scuola. I bisogni ignorati dei nostri figli nella crisi sanitaria. Com’è nata l’idea? Ce ne vuole parlare?
(FAGNANI) Dottoressa Fagnani, so che Lei è psicologa dell’età infantile. Può raccontarci la sua esperienza di questi mesi con i bambini? Come stanno vivendo questo periodo così anomalo?
(SCANU) E gli adolescenti? Quali conseguenze hanno su di loro le misure sanitarie adottate, soprattutto nelle scuole?
(FAGNANI) Nel titolo del libro avete parlato di bisogni ignorati. Di che cosa hanno bisogno bambini e ragazzi? E’ davvero il Covid il nostro nemico?
(SCANU) Si può fare qualcosa per aiutarli? Si parla spesso di resilienza, ma che cos’è?
(FAGNANI) Lei che cosa suggerisce per la salute dei bambini?
(SCANU) Tanti ascoltatori mi hanno scritto, chiedendomi dei consigli per affrontare un disagio psicologico sempre più marcato. Molte persone stanno male, anche fra gli adulti. Come si può preservare la propria salute psichica? Avete qualche suggerimento pratico per gli adulti?
(FAGNANI) Vuole aggiungere qualcosa, magari sul potenziale della mente nelle situazioni difficili?
(SCANU) Vuole lasciarci una riflessione conclusiva?
I RAGAZZI SONO RESILIENTI | #IOPENSO I ragazzi stanno male, ma sono resilienti. Questo il messaggio positivo scaturito dalla splendida conversazione intrattenuta per la piattaforma www.iopenso.eu con Patrizia Scanu (Docente liceale e psicologa) e Giuditta Fagnani (Psicologa), coautrici del libro fresco di pubblicazione “Emergenza scuola”.
Intensa e competente intervista del dottor Eugenio Serravalle sul libro Emergenza scuola. I bisogni ignorati dei nostri figli nella crisi sanitaria, condotta il 17 dicembre 2020.
Paola Mastrocola e Chiara Saraceno hanno espresso su La Stampa la convinzione che l’interruzione della scuola e il ricorso alla DAD o didattica digitale possa presentare alcuni lati positivi, come il recupero di spazi di solitudine e di riflessione, la possibilità di dare spazio alla creatività svuotando la giornata da impegni frenetici, l’occasione per ripensare la didattica e innovare il modo di fare lezione.
Sulla carta, potrebbero sembrare argomenti stimolanti. Perché non vedere il lato positivo di una situazione difficile? Perché ostinarsi a volere il ritorno alla scuola in presenza? Non sarà per ragioni che non hanno a che fare con la sacra missione di studiare e imparare?
Nella realtà, invece, ragionamenti di questo tipo, che rimangono su un piano astratto, tendono ad ignorare alcuni dati di fatto di cui si sta parlando assai poco nei media. Provo a farne una sintesi parziale, basata sull’esperienza diretta e su alcuni dati della ricerca.
La scuola non è il luogo dove si travasano informazioni, ma quello in cui si accendono fiamme di conoscenza, attraverso il dialogo, il confronto, la relazione, la condivisione, l’emozione della scoperta. Gli esseri umani sono intimamente sociali, hanno un corpo e l’assoluta necessità del contatto fisico, dei legami, della gioia e della serenità dell’apprendere insieme, attraverso l’azione, la parola e la comunicazione non verbale. Noi impariamo meglio ciò che associamo ad esperienze vitali e positive. Nella DAD tutto questo è mortificato o assente. Per quanto ci si sforzi, aspetti fondamentali dell’educazione scolastica, come l’educazione affettiva ed emotiva, l’inclusione, l’accoglienza, la solidarietà, il rispetto e l’empatia sono pressoché esclusi, con danni tanto più gravi quanto più giovani sono gli scolari. Ma sono escluse anche tutte le attività che si possono svolgere solo in presenza, come le attività di laboratorio, le verifiche scritte serie, i viaggi e le visite di istruzione.
La DAD non è un’attività didattica liberamente scelta dal docente né richiesta dagli studenti. Se lo fosse, sarebbe certamente utile e stimolante, almeno come modalità aggiuntiva e non sostitutiva della didattica in presenza. Ma dove c’è costrizione, non ci può essere motivazione. Questo vale per i docenti e per gli studenti, i quali dicono in modo pressoché unanime che la DAD è demotivante, faticosa, triste.
Ai ragazzi è stato tolto tutto: oltre alla scuola, le amicizie, le relazioni sentimentali, lo sport, il gruppo dei pari, lo svago, i viaggi, il divertimento, le feste, i nonni. Sono stati colpevolizzati come untori, proprio loro che sembrano ben poco toccati dal virus. Con uno sforzo di empatia, possiamo provare a metterci nei loro panni? Noi lo avremmo accettato? Gli adolescenti stanno male e nessuno sembra accorgersene. Basta chiedere loro come si sentono, per sentire risposte inequivocabili: si sentono in prigione, soffocati, privati del diritto di fare le esperienze necessarie alla loro crescita. Parlano di vita rubata, di tristezza, di peso, di mancanza di energia e di senso. Molti di loro scompaiono nel silenzio delle loro caselline sullo schermo, finché non si presentano più. Non di rado, sono i più bravi, quelli che investono di più sulla scuola e che amano leggere.
Sono aumentati in misura preoccupante la dispersione scolastica, con punte drammatiche del 10% e più, come testimonia una ricerca del CENSIS di giugno 2020, le violenze domestiche (i traumi cranici da abuso si sono decuplicati durante la quarantena, secondo quanto emerso a ottobre al 32° Congresso dell’Associazione Culturale Pediatri), la dipendenza dal digitale, a cui sono condannati anche se non vogliono, l’ansia, lo stress post-traumatico, la depressione, i suicidi, i disturbi dell’alimentazione, l’isolamento sociale completo, la regressione delle competenze cognitive e sociali, drammatica nei ragazzi autistici. Secondo uno studio dell’ospedale Gaslini, l’86% dei minori aveva mostrato segni di disagio la scorsa primavera, stando a quanto riferito dai loro genitori. Basta leggere quanto riassunto nel Report di settembre 2020 Le conseguenze psicologiche del periodo pandemico su bambini e adolescenti ed azioni necessarie del Comunicato degli psicologi (www.comunicatopsi.org). Inoltre, il 42% degli alunni vive in abitazioni sovraffollate e non ha uno spazio tranquillo per studiare. Non dimentichiamoci che anche i loro genitori sono spesso stressati dalla perdita del lavoro o dell’attività. Quale Cultura sarà mai accessibile per loro attraverso la loro traballante connessione a Internet, in condizioni simili, nonostante lo sforzo ingegnoso dei loro insegnanti per intrattenerli? Quale beata solitudo potranno mai apprezzare?
Stiamo assistendo ad una massiccia desocializzazione delle giovani generazioni, dagli esiti incerti, benché non imprevedibili e di cui non si conosce la scadenza. Certo, anche nella prigionia si può trovare qualcosa di buono. Tommaso Campanella scrisse La Città del Sole in una buia cella. Non è però una buona ragione per giustificare la reclusione di massa di milioni di scolari. A furia di giustificare tutto, finiremo con il considerare ineluttabili queste misure estreme, dimenticandoci che siamo l’unico Paese europeo a non aver riaperto le scuole in primavera e che in Svezia non le hanno mai chiuse, riportando solo lo 0,05% di casi COVID-19 nella popolazione fra 0 e 19 anni. La stessa percentuale della Finlandia, che ha interrotto la scuola e attuato il lockdown. Nessuna domanda, ovviamente, sul perché di questa interessante identità di risultati. Ma l’essere umano è così adattabile, che finisce per mettere le tendine anche alla finestra della sua cella. Quando non c’è più libertà, però, la scuola non è vita, ma morto indottrinamento, per non dire rieducazione ad una nuova e sinistra “normalità”.
Lunga intervista per Radio Studio 54 sulla conferenza stampa tenuta alla Camera il 9 settembre 2020 insieme alla dott.sa Giuditta Fagnani e sulle tecniche psicologiche di manipolazione del consenso.
Ieri alla Camera ha parlato di scuola. Vuole dirci com’è andata? Quali sono i principali problemi che si preannunciano all’inizio delle scuole?
Si parla molto del patto di corresponsabilità, che i dirigenti chiedono di firmare per rientrare a scuola. Come devono comportarsi i genitori?
Alla fine del suo intervento ha parlato di manipolazione e di tecniche di controllo comportamentale messe in atto dai mass media in questi mesi. A che cosa si riferisce?
Ci può fare qualche esempio di manipolazione?
Sono compatibili democrazia e manipolazione del consenso?
Come ci si accorge di essere manipolati?
Com’è avvenuta la manipolazione in questi mesi?
Che cos’è il debunking?
Ma qual è il fine della manipolazione?
Come ci si può difendere?
Come può aiutare la scuola a essere liberi dentro?